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Tumori – Il difficile bilancio delle terapie antitumorali

L’aumento dei pazienti in terapia, l’allungamento delle aspettative di vita e il tasso di innovazione rendono particolarmente critica l’identificazione di un punto di sostenibilità per le cure oncologiche. I dati del Global Oncology Trends 2018 di Iqvia. Dal numero 160 del magazine

Negli ultimi quindici anni è cresciuto del 3% ogni anno il numero di italiani che convive con la malattia oncologica. Secondo l’ultimo rapporto Aiom, grazie al progresso delle terapie e alla prevenzione che aumenta il numero delle diagnosi precoci, si può cominciare a parlare dei tumori come di una patologia non solo curabile ma anche guaribile in un certo numero di casi. Dei 3.304.648 connazionali che vivono dopo una diagnosi di tumore, 1.517.713 (46%) uomini e 1.786.935 (54%) donne, circa 704 mila possono considerarsi guariti. Più di un italiano su cento quindi ha avuto la malattia ma ha le stesse aspettative di vita di una persona non affetta da tumore (dato 2010). La sopravvivenza a cinque anni si avvicina o supera il 90% per le diagnosi di molti tipi di cancro (prostata, tiroide, melanoma, mammella, linfoma di Hodgkin…) mentre resta infausta ad esempio per polmone, esofago o pancreas.

Queste statistiche sono utili a programmare l’attività di follow-up e indicano i settori in cui l’innovazione terapeutica potrebbe significativamente migliorarne le aspettative di vita. Dal 2013 al 2017 sono stati lanciati 63 nuovi farmaci oncologici per la cura di 24 tipi di tumori diversi. Molti di questi (75%) hanno ottenuto indicazioni multiple. Proprio il cancro del polmone, la leucemia ed i linfomi risultano essere le forme tumorali per le quali comincia a essere disponibile un maggior numero di nuove terapie, secondo quanto rilevato dai Global oncology trends 2018 preparati da Iqvia.

Solo nel 2017 sono state autorizzate quattordici New active substances (Nas) in oncologia, tutte target therapy. Il 50% di queste è associato all’utilizzo di un biomarker. I test sono diffusi dalla prima metà degli anni 2000 ma il numero di opzioni a disposizione dei clinici si è molto ampliato negli ultimi anni per diversi tipi di tumore fra cui mammella, prostata, melanoma, colon-retto… L’applicazione dei biomarker consente sia diagnosi più precoci e una miglior prevenzione (es. Brca), sia una scelta più appropriata della terapia ottimale per risposta del paziente e riduzione degli effetti collaterali.

I dati della spesa

La spesa per le terapie oncologiche a livello globale (incluso la supportive care) ha toccato i 133 miliardi di dollari nel 2017 e crescerà mediamente del 10-13% nei prossimi cinque anni fino a circa 200 miliardi stimati per il 2022. La spesa è molto concentrata nei paesi più sviluppati: Stati Uniti, Giappone e EU 5 rappresentano il 74% del totale, in leggero aumento rispetto alla quota del 2013. Il peso della supportive care è in calo rispetto al 2013 grazie alle molte scadenze brevettuali di molecole tradizionali e la diffusione (specie in Europa) dei biosimilari di filgrastim ed eritropoietina frequentemente utilizzati per contrastare gli effetti collaterali delle terapie oncologiche…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Il difficile bilancio delle terapie antitumorali”, ABOUTPHARMA

Tratto dahttps://www.aboutpharma.com/blog/2018/08/03/il-difficile-bilancio-delle-terapie-antitumorali/