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Artrite reumatoide – Rischio cardiovascolare ridotto dai farmaci antireumatici utilizzati

I farmaci attualmente disponibili per l’artrite reumatoide (AR) non solo alleviano i sintomi e aiutano a prevenire la progressione e il danno articolare ma aiutano anche a limitare gli elevati rischi cardiovascolari di questi pazienti. È quanto rilevano alcuni lavori presentati ad Amsterdam nel corso dell’annuale Congresso europeo di Reumatologia, patrocinato dell’EULAR (European League Against Rheumatism)

In una sessione speciale intitolata “Trattamenti: amici o nemici?” alcuni ricercatori hanno fatto riferimento, agli effetti cardiovascolari – tra gli altri farmaci – dell’idrossiclorochina e del metotressato.

Idrossiclorochina e DMARDs
«L’AR è associata a un marcato aumento della comorbilità e della mortalità cardiovascolari, un rischio che è presente sin dalle prime fasi della malattia e che rappresenta una relazione complessa fra tradizionali fattori di rischio e AR-specifici» spiega Kasper Soeltoft, dell’Ospedale universitario di Odense (Danimarca), nella sua presentazione (1).

L’idrossiclorochina è stata usata come parte della terapia di combinazione con metotressato e sulfasalazina per l’AR ed è stata associata in questi pazienti a rischi ridotti per diabete e dislipidemia. Il farmaco ha anche dimostrato di migliorare la sopravvivenza nel lupus eritematoso sistemico, ma i suoi potenziali benefici cardiovascolari nell’AR sono incerti.

Soeltoft e colleghi hanno identificato nei registri nazionali danesi – dal 2004 al 2014 – 29.611 casi incidenti di AR, di cui 5.574 erano riguardavano pazienti che iniziavano un trattamento con idrossiclorochina.

Un totale di 3.742 pazienti con inizio di trattamento con idrossiclorochina sono stati confrontati mediante punteggi di propensione con un non-iniziatore ai fini del confronto per la mortalità per tutte le cause e cardiovascolare, e hanno trovato riduzioni significative per entrambe:

  • mortalità per tutte le cause: HR 0,83 (IC 95% 0,71-0,97);
  • mortalità cardiovascolare: HR 0,78 (IC 95% 0,61-0,99).

«Questi risultati sembrano supportare l’uso di idrossiclorochina in combinazione con altri farmaci anti-reumatici modificanti la malattia (DMARDs) nell’AR, nonostante il fatto che gli effetti dell’idrossiclorochina sull’attività della stessa malattia siano limitati» ha concluso Soeltoft.

Metotressato in combinazione con farmaci biologici
In un secondo studio (2), gli effetti cardiovascolari del metotressato sono stati valutati retrospettivamente utilizzando i dati sui reclami di Medicare per gli anni dal 2006 al 2015 tra i pazienti con AR che stavano iniziando una terapia biologica.

«Complessivamente c’è stata una riduzione del rischio cardiovascolare del 23% tra i pazienti che hanno utilizzato il metotressato in combinazione con un biologico» afferma Michael George, della University of Alabama, a Birmingham (USA). Questo dato è stato tratto da 88.255 inizi di terapia biologica in 64.218 pazienti. L’età media dei pazienti era di 65 anni e l’84% erano donne.

I tassi di incidenza non aggiustati per eventi cardiovascolari – infarto miocardico incidente, ictus o malattia cardiovascolare fatale – si sono attestati a 13,1/1.000 anni-paziente (IC 95% 12,2-14) per quelli su metotressato concomitante rispetto a 18,7/1.000 (IC 95% 17.6-19.9) per coloro che non usavano il metotressato, costituendo una differenza significativa (P = 0.0189)…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Rischio cardiovascolare ridotto nei pazienti con artrite reumatoide dai farmaci antireumatici utilizzati #EULAR2018”, PHARMASTAR

Tratto dahttps://www.pharmastar.it/news/cardio/rischio-cardiovascolare-ridotto-nei-pazienti-con-artrite-reumatoide-dai-farmaci-antireumatici-utilizzati-eular2018-27145