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Malattie rare – Macroglobulinemia di Waldenström, con ibrutinib aggiunto a rituximab rischio di morte o progressione ridotto dell’80%

L’aggiunta dell’inibitore di BTK ibrutinib all’anticorpo monoclonale anti CD-20 rituximab ha ridotto il rischio di progressione della malattia o decesso dell’80% rispetto al solo rituximab in pazienti con macroglobulinemia di Waldenström sia naïve al trattamento sia già trattati nello studio di fase III iNNOVATE (PCYC-1127). I risultati ad interim del trial sono stati presentati in una sessione orale al convegno annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), a Chicago, e pubblicati in contemporanea sul New England Journal of Medicine

Dopo un follow-up mediano di 26,5 mesi, la sopravvivenza libera da progressione (PFS) mediana non è stata raggiunta nei pazienti trattati con la combinazione di ibrutinib e rituximab ed è risultata di 20,3 mesi con il solo rituximab (HR 0,20; IC al 95% 0,11-0,38; P <0,0001). Inoltre, la PFS a 30 mesi è risultata rispettivamente dell’82% contro 28%.

“Sono stati osservati miglioramenti significativi nella PFS per tutti i pazienti con macroglobulinemia di Waldenström, indipendentemente dai fattori prognostici o genotipici, il che rende la combinazione di ibrutinib/rituximab un nuovo standard di cura per i pazienti affetti da questa malattia” ha detto il primo autore dello studio, Meletios A. Dimopoulos, dell’Università nazionale capodistriana di Atene.
Inoltre, ha riferito il professore, “abbiamo ottenuto una percentuale di risposte complete e parziali significativamente maggiore con ibrutinib più rituximab che non con il solo rituximab”: 72% contro 32% (P < 0,0001).

Dimopoulos ha anche riferito che “non si sono trovate differenze di rilievo di PFS tra i pazienti trattati con la combinazione che hanno raggiunto una risposta parziale e quelli in cui si è ottenuta una risposta completa”.

Lo studio iNNOVATE
Ibrutinib è un inibitore orale di BTK il cui impiego in monoterapia è risultato associato a percentuali di risposta elevate e risposte durature in pazienti con macroglobulinemia di Waldenström, una forma rara e incurabile di linfoma non-Hodgkin. Rituximab è un anticorpo anti-CD0 dimostratosi attivo in pazienti affetti dalla malattia sia naïve al trattamento sia recidivati/refrattari.

Dimopoulos e i colleghi hanno quindi deciso di associare i due agenti e testare efficacia e sicurezza di questa combinazione nello studio iNNOVATE, un trial multicentrico internazionale, randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, al quale hanno preso parte 150 pazienti con macroglobulinemia di Waldenström confermata e sintomatica, naïve al trattamento oppure recidivati/refrattari, ma non refrattari a rituximab, arruolati in 45 centri di 9 paesi tra il luglio 2014 e il gennaio 2016…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Macroglobulinemia di Waldenström, rischio di morte o progressione – 80% con ibrutinib aggiunto a rituximab. #ASCO2018”, PHARMASTAR

Tratto dahttps://www.pharmastar.it/news/oncoemato/macroglobulinemia-di-waldenstrm-rischio-di-morte-o-progressione-80-con-ibrutinib-aggiunto-a-rituximab-asco2018-26998