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Tumore polmonare ALK-mutato – Futuro terapia con ‘alectinib’, ALK inibitore di nuova generazione

I dati di ALEX, lo studio che ha rivelato le performance salvavita di alectinib, ALK inibitore di nuova generazione, sono definitivi incredibili dagli esperti: la progressione libera di malattia è triplicata (la mediana è di quasi 35 mesi) rispetto al crizotinib. Alectinib inoltre attraversa la barriera emato-encefalica ed è molto attivo contro le metastasi cerebrali, per le quali finora c’era solo la radioterapia. Fondamentale però, per arrivare al trattamento, fare il test molecolare, che in Italia richiede ancora solo il 60% degli oncologi

Si chiama ALEX ed è già una pietra miliare nel campo degli studi oncologici.  Questo Studio di fase III, randomizzato, multicentrico, aperto, ha messo a confronto due terapie a bersaglio molecolare, alectinib e crizotinib, nel trattamento di 303 pazienti (arruolati in 31 Paesi) con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) ALK-positivi, naive al trattamento.

L’endpoint primario di ALEX era la sopravvivenza libera da progressione (PFS); tra gli endopoint secondari considerati ci sono il tempo di progressione a livello del sistema nervoso centrale (gli NSCLC con traslocazione ALK danno frequentemente metastasi cerebrali), il tasso di risposta obiettiva (ORR), la durata della risposta (DOR) e la sopravvivenza globale (OS).

I risultati parziali di ALEX (il dato della sopravvivenza globale non è ancora disponibile, poiché al momento nello studio sono stati raggiunti solo un terzo degli eventi), dimostrano che l’impiego di alectinib come trattamento di prima linea nei pazienti con NSCLC metastatico ALK-positivi, riduce in maniera significativa il rischio di progressione di malattia o di mortalità del 57%, rispetto allo standard di terapia attuale, il crizotinib. La mediana di sopravvivenza libera da progressione nei soggetti trattati con alectinib risulta insomma più che triplicata rispetto a quelli trattati con crizotinib (34,8 mesi contro 10,9 mesi).

I tumori polmonari non a piccole cellule con traslocazione ALK, rappresentano una ‘nicchia’, appena il 5% di tutti i tumori polmonari (gli adenocarcinomi), ma sono particolarmente aggressivi, colpiscono per lo più persone giovani , con un passato da fumatori ‘leggeri’ o che non hanno mai fumato. L’avvento degli inibitori di ALK (crizotinib è stato il primo) ha rappresentato una rivoluzione per questi pazienti a prognosi infausta.

Ma per essere certi che quel paziente sia portatore di un riarrangiamento ALK è necessario effettuare un test di diagnostica molecolare che viene effettuato sul DNA delle cellule del tumore polmonare o delle sue metastasi.
“Purtroppo in Italia questo test viene effettuato ancora troppo poco – afferma la professoressa Marina Garassino, responsabile della Struttura Semplice di Oncologia Medica Toraco-Polmonare presso la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano – Una recente survey ha infatti dimostrato che solo il 60% dei pazienti vengono sottoposti a questo test. Ma se gli oncologi non richiedono questo test, si preclude a questa tipologia di pazienti (circa 1.500 nuove diagnosi  l’anno in Italia) la possibilità di effettuare queste terapie altamente efficaci”…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Tumore polmonare ALK-mutato. Il futuro della terapia si chiama alectinib”, Quotidiano sanità

Tratto dahttp://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=62457