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Steatoepatite non alcolica – Terapia, cosa possiamo aspettarci nel prossimo futuro

Il National Institutes of Health stima che ben il 12% degli adulti statunitensi ha la steatoepatite non alcolica o NASH, tale cifra è pari a circa 30 milioni di persone. Anche in Europa questa la malattia del fegato grasso e la NASH, forse più grave, sta aumentando e servono trattamenti. Le speranze sono riposte in 4 molecole in fase 3 di studi clinici e in molte altre in fasi precedenti di sperimentazione clinica

La NASH è l’evoluzione della malattia del fegato grasso caratterizzata da infiammazione e tessuto cicatrizzato, che a sua volta può portare alla cirrosi epatica e, nei casi più gravi, al cancro. Nonostante ne sia affetta una buona fetta di popolazione e nonostante ci siano accompagnata da potenziali effetti letali, sul mercato non sono presenti trattamenti approvati dalla Food and Drug Administration e dall’EMA.

Ma questo potrebbe cambiare in un futuro non troppo lontano. Diversi candidati sono in fase avanzata di sperimentazione clinica e decine di altri in fasi precedenti.
La NASH spesso non viene diagnosticata, in parte perché per farlo è necessario eseguire una biopsia epatica, una procedura che i medici non sono disposti a fare senza una chiara necessità. Sono in arrivo migliori metodi diagnostici, ma non sono gli unici fattori limitanti.

Investitori e analisti si sono mostrati scettici sulle possibilità di approvazione per alcuni dei candidati più avanzati. E su una scala più ampia, stanno ancora cercando di capire il segmento di mercato adatto a ciascun candidato.

Le molecole più promettenti, come funzionano 
E’ stato calcolato che ci siano 48 farmaci in sperimentazione clinica per la NASH: 14 in fase 1, 30 in fase 2 e quattro in fase 3.
In particolare in fase 3 troviamo selonsertib di Gilead Sciences, un inibitore dell’apoptosi che regola la chinasi 1; cenicriviroc di Allergan, un doppio antagonista dei recettori per le chemochine C-C di tipo 2 e 5…”

Per continuare a leggere la news originale:
Fonte: “Terapia per la steatoepatite non alcolica, cosa possiamo aspettarci nel prossimo futuro?”, PHARMASTAR