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Carcinoma prostatico – Aggiunta di ‘enzalutamide’ dà beneficio anche senza metastasi

L’aggiunta dell’inibitore del recettore degli androgeni enzalutamide alla terapia di deprivazione androgenica (ADT) può essere molto vantaggioso rispetto alla sola ADT negli uomini con un carcinoma prostatico resistente alla castrazione (CRPC) non metastatico. Lo evidenzia un’analisi aggiornata dello studio multicentrico internazionale di fase III PROSPER presentato di recente all’ultimo congresso dell’American Urological Association (AUA), a San Francisco

Gli autori hanno visto che in pazienti con un CRPC non metastatico e livelli di antigene prostatico specifico (PSA) in rapido aumento, enzalutamide ha determinato una riduzione clinicamente e statisticamente significativa dello sviluppo di malattia metastatica.

L’antiandrogeno aggiunto all’ADT ha anche determinato un aumento del tempo mediano del primo utilizzo di una nuova terapia antineoplastica, compresa la chemioterapia. Inoltre, il trattamento con enzalutamide ha dimostrato di offrire benefici sul fronte della sopravvivenza specifica alla malattia senza ricorso alla chemioterapia (CFDS) e della sopravvivenza libera da chemioterapia (CFS).
“Questa è un’opportunità per soddisfare una necessità terapeutica insoddisfatta” ha detto il primo autore dello studio, Neal Shore, direttore del Carolina Urologic Research Center di Myrtle Beach, in South Carolina, presentando i dati al congresso.

Shore ha ricordato che l’obiettivo nel trattamento della malattia non metastatica è ritardare sia la progressione sia la necessità di somministrare ulteriori terapie antineoplastiche.
Enzalutamide è già approvata per il trattamento della malattia metastatica. Lo studio PROSPER è uno studio multinazionale di fase III randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo condotto su uomini con CRPC non metastatico asintomatico. Tutti i partecipanti avevano tempi di raddoppio del PSA ≤ 10 mesi e un livello di PSA ≥ 2 ng/ml al momento dello screening.

Il trial ha coinvolto 1402 uomini assegnati in rapporto 2:1 al trattamento con enzalutamide 160 mg o un placebo e l’endpoint primario era la sopravvivenza libera da metastasi (MFS), mentre gli endpoint secondari comprendevano il tempo di progressione del PSA, il tempo per arrivare al primo ricorso alla nuova terapia antineoplastica, il tempo al primo ricorso alla chemioterapia citotossica, la CFDS, la CFS e la sicurezza.

L’aggiunta di enzalutamide ha ridotto in modo significativo il rischio di MFS (HR 0,29), il tempo di progressione del PSA (HR 0,07) e il tempo per arrivare al primo ricorso a una nuova terapia antineoplastica rispetto al placebo (HR 0,21). Lo studio ha anche dimostrato che questo agente ha ritardato in modo significativo il tempo necessario per arrivare al primo ricorso alla chemioterapia citotossica (HR 0,38), e migliorato in modo significativo la CFDS (HR 0,40) e la CFS (HR 0,50).

“Questo è clinicamente rilevante perché dà la possibilità di ritardare il ricorso a terapie antineoplastiche” ha detto Shore in un’intervista.

Gli eventi avversi di qualsiasi grado sono risultati più frequenti nel braccio in trattamento attivo rispetto al braccio placebo (87% contro 77%), così come quelli di grado ≥ 3 (31% contro 23%). Inoltre, i pazienti che hanno interrotto il trattamento a causa di eventi avversi sono stati il 10% nel braccio in trattamento attivo contro l’8% nel braccio placebo…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Ca prostatico resistente alla castrazione, aggiunta di enzalutamide dà un beneficio anche senza metastasi”, PHARMASTAR

Tratto dahttps://www.pharmastar.it/news/oncoemato/ca-prostatico-resistente-alla-castrazione-aggiunta-di-enzalutamide-d-un-beneficio-anche-senza-metastasi-26876