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Immunodeficienze – Shire potrebbe cambiare terapia

Shire si è aggiudicata in anticipo un prodotto sperimentale che potrebbe un giorno sostituire le infusioni endovenose (IV) di anticorpi concentrati, che vengono somministrati ai pazienti con immunodeficienze congenite per potenziarne il sistema immunitario

L’azienda britannica leader nelle malattie rare ha annunciato di aver ottenuto in licenza un candidato autoimmune preclinico di AB Biosciences, progettato per migliorare le immunoglobuline per via endovenosa o IVIg.

Le attuali terapie sono costituite da cocktail di anticorpi che vengono ricavati dal plasma di migliaia di donatori di sangue, e sono spesso somministrati a pazienti con malattie autoimmuni o il cui sistema immunitario non produce abbastanza anticorpi per combattere le infezioni gravi.

Fanno parte di un mercato che cresce del 6-8 per cento all’anno e che si prevede possa raggiungere gli 11 miliardi di dollari entro il 2022. Una crescita trainata dall’invecchiamento della popolazione, dall’aumento delle diagnosi e dai nuovi prodotti. Si tratta però di trattamenti non facili da realizzare e richiedono che il paziente riceva la terapia presso cliniche o ospedali.

Una auspicata evoluzione delle terapia con immunoglobuline
Il candidato acquisito da Shire consiste in una proteina ricombinante terapeutica denominata PRIM (pan receptor interacting molecule), sviluppata per il trattamento delle malattie autoimmuni. La preparazione dell’IVIg umano contiene molteplici molecole di anticorpi e antigeni in grado di modulare le risposte immunitarie attraverso l’interazione con i recettori Fc presenti sulla superficie dei leucociti. La proteina PRIM contiene tre regioni costanti di immunoglobuline ed è in grado di interagire con numerosi recettori Fc umani.

Ha mostrato dati preclinici incoraggianti in modelli di malattie autoimmuni e infiammatorie, compresa una maggiore attività biologica rispetto alle terapie IVIg attualmente approvate, ma soprattutto, contrariamente a queste, la produzione di proteine PRIM non richiede la tradizionale raccolta di plasma di migliaia di individui e i test di sicurezza per agenti infettivi.

Altrettanto interessante è la teoria di AB Biosciences (supportata dai dati della fase iniziale) che PRIM sia biologicamente attivo a dosi più basse rispetto all’IVIg, il che potrebbe significare la potenziale disponibilità di modalità alternative di somministrazione. Se si riuscisse a evitare la necessità di trattamento in ospedale, il nuovo farmaco faciliterebbe la terapia di migliaia di pazienti e avrebbe un enorme vantaggio competitivo sul mercato.

«AB Biosciences ha dimostrato innovatività nel settore della tecnologia degli anticorpi e del design delle proteine, e Shire è lieta di continuare a far progredire questo programma», ha dichiarato Andreas Busch, responsabile della ricerca e sviluppo di Shire. «Il design innovativo di questa proteina ricombinante in sperimentazione derivata da anticorpi e le promettenti attività biologiche dimostrabili in modelli preclinici, fanno del programma PRIM un’opportunità entusiasmante per Shire per espandere ulteriormente la sua leadership e il suo impegno nel trattamento dei pazienti con disturbi autoimmuni».

L’accordo tra Shire e AB Biosciences
In cambio di una licenza esclusiva a livello mondiale per lo sviluppo e la commercializzazione della tecnologia, AB Biosciences ha ottenuto un pagamento anticipato di licenza e può ricevere pagamenti per la ricerca e sviluppo e royalties al raggiungimento di traguardi commerciali. I dettagli non sono stati al momento divulgati…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Shire potrebbe cambiare terapia immunodeficienze”, PHARMASTAR

Tratto dahttps://www.pharmastar.it/news/business/shire-potrebbe-cambiare-terapia-immunodeficienze-25907