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Ipertesi nefropatici con iperparatiroidismo secondario (SHPT) – Trattamento con paricalcitolo riduce rigidità arteriosa

Il trattamento con paricalcitolo orale in soggetti ipertesi che soffrono di malattia renale cronica (CKD) allo stadio da 3 a 5 e iperparatiroidismo secondario (SHPT) è accompagnato da un miglioramento della rigidità arteriosa come riflesso dalla riduzione della velocità dell’onda di polso (PWV) carotidea-femorale. Queste le conclusioni di uno studio pubblicato online sull’ “Hellenic Journal of Cardiology”

«È ben noto che un rischio più elevato di morbilità e mortalità cardiovascolare caratterizza i pazienti con CKD» ricordano gli autori, guidati da Michalis Giakoumis, della Clinica Cardiologica I, dell’Ospedale Hippokrateion e dell’Università nazionale e di Capodistria ad Atene (Grecia).

I fattori in gioco
«Il “dialogo” sfavorevole tra cuore e reni si intensifica con la progressione della CKD ed è accompagnata da livelli ridotti della forma attivata di vitamina D (VD). Le proprietà non scheletriche della VD modulano favorevolmente il sistema cardiovascolare, comprendendo anche la down-regulation del sistema renina-angiotensina e la modificazione dei marcatori infiammatori».

Il paricalcitolo (19-nor-1-alfa, 25 (OH) 2D2) è un analogo del calcitriolo e i dati preliminari suggeriscono una riduzione più pronunciata dei fattori di rischio per le malattie cardiovascolari con paricalcitolo rispetto ad altri composti correlati alla VD, proseguono Giakoumis e colleghi.

«La rigidità arteriosa è un predittore indipendente ben documentato di ipertensione incidente, malattie cardiovascolari e mortalità per tutte le cause» scrivono gli autori. «Inoltre è un marker per la malattia aterosclerotica ed è associata a un aumento della calcificazione e alla diminuzione della densità minerale ossea». Soprattutto, rilevano i ricercatori, «c’è un interesse crescente nella delucidazione nel campo dell’infiammazione subclinica sul processo di irrigidimento nei pazienti ipertesi in generale e in particolare negli ipertesi ad alto rischio come quelli affetti da CKD».

Quanto all’osteopontina (OPN), spiegano, «è una sialoproteina che è un costituente delle matrici extracellulari mineralizzate di ossa e denti, espressa in una varietà di tessuti indicativa di molteplicità di funzioni comprese implicazioni cardiovascolari». Inoltre, OPN è un potente inibitore della calcificazione vascolare, continua il team di Giakoumis. «Vari studi hanno proposto che l’OPN abbia un ruolo nell’aterosclerosi poiché livelli elevati di OPN sono associati all’entità della CVD indipendentemente dai fattori di rischio tradizionali».

Allo stesso modo, osservano gli autori, studi recenti suggeriscono un’associazione diretta tra i livelli di OPN e la PWV carotidea-femorale nel contesto dell’ipertensione essenziale e della malattia coronarica, nonché in individui sani…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Ipertesi nefropatici con iperparatiroidismo secondario, paricalcitolo riduce la rigidità arteriosa”, PHARMASTAR

Tratto dahttps://www.pharmastar.it/news/cardio/ipertesi-nefropatici-con-iperparatiroidismo-secondario-paricalcitolo-riduce-la-rigidit-arteriosa-25779