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Depressione – Se la diagnosi la fa dottor Google

Due specialisti di salute mentale si affrontano in un testa a testa sul Bmj per discutere l’opportunità che lo screening di base per individuare la patologia, solitamente proposto dal medico di base, venga esteso su internet. Ecco tutti i pro e i contro 

È OPPORTUNO che Google fornisca gratuitamente un test usato solitamente dal medico di base per lo screening della depressione? È la domanda che si sono posti due specialisti di salute mentale, valutando i pro e i contro di questa eventuale scelta. I ricercatori contrappongono i loro punti di vista, il primo favorevole e il secondo contrario, creando una sorta di contraddittorio medico pubblicato in un “head to head”, letteralmente un “testa a testa”, sulla rivista the British Medical Journal. Sotto i riflettori è lo screening PHQ-9, il Patient health questionnaire 9, un questionario sviluppato per aiutare i medici a individuare i pazienti a rischio di depressione, per indirizzarli eventualmente a una visita dallo specialista. L’ipotesi avanzata è che un utente che digiti online la domanda “sono depresso?” possa essere indirizzato a questo questionario e, nel caso di campanelli d’allarme severi, possa essere indirizzato a materiali informativi autorevoli e a linee telefoniche di supporto.

Per il sì. Questa idea, ha spiegato Ken Duckworth, psichiatra della National Alliance on Mental Illness, ente Usa che si occupa della salute mentale, nasce anche dai dati statistici, che parlano chiaro: negli Usa, la metà delle persone con depressione non si cura in alcun modo e l’altra metà ha atteso in media 6-8 anni prima di farlo, più spesso per ragioni personali o motivi psicologici piuttosto che economici o sociali.

Ma il questionario online non deve in alcun modo sostituire la diagnosi, sottolinea lo psichiatra, ma potrebbe aumentare le conoscenze per riconoscere meglio i segnali della malattia e a monitorare lo stato di salute mentale e la risposta al trattamento nel paziente che ha già ricevuto la diagnosi.

Per il no. Contrario è l’altro autore dell’articolo sul Bmj, Simon Gylbody, professore di Psychological medicine all’Università di York nel Regno Unito, che si dichiara preoccupato rispetto alla diffusione del questionario su Google. Fra i rischi individuati dall’esperto, quello di un uso improprio dello strumento: i numerosi falsi positivi, ha spiegato, possono essere dovuti ad altre patologie o ad un periodo di stress transitorio. Questi falsi positivi potrebbero contribuire ad un aumento delle prescrizioni di farmaci antidepressivi, arrecando un potenziale danno al paziente. Altro elemento da non sottovalutare, gli strumenti di marketing online: i dati generati dalla rete web nel momento in cui si compila il questionario potrebbero in seguito essere associati a pubblicità di prodotti, inerenti la sfera della salute mentale, pubblicate sullo schermo dell’utente.

Ma secondo Duckworth Il rischio di over-trattamento è improbabile, dato che prima di ottenere qualsiasi prescrizione il paziente deve necessariamente recarsi dal medico. Ed anche la privacy sarebbe salva, ha spiegato lo psichiatra, dato che Google non può in alcun modo utilizzare i dati sensibili.

Secondo un commento fornito da David Gilbert, paziente e utente di servizi di salute mentale, in questo modo Google offirebbe semplicemente “vecchio vino” in nuove bottiglie (digitali): infatti, nel suo commento si legge che questo questionario punta fortemente sugli aspetti biomedici e fisiologici, inquadrando fin dall’inizio i sintomi di stress all’interno della malattia. Così, secondo Gilbert, che pure non è contrario ai farmaci, tramite Google si accorcerebbero i tempi che separano il paziente dal big pharma. La sua speranza, invece, è che ci possa essere un approccio più partecipato da parte del paziente: solo a quel punto il questionario online potrebbe essere davvero utile. In ogni caso il dibattito sulla questione rimane aperto.

In Italia. Anche nel nostro paese, la mancata diagnosi e i casi di trattamento inadeguato riguardano quasi il 50% delle persone con depressione clinica, ha spiegato a Repubblica Bernardo Carpiniello, Presidente della Società Italiana di Psichiatria (Sip)…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Depressione, se la diagnosi la fa dottor Google”, R.it Prevenzione

Tratto dahttp://www.repubblica.it/salute/prevenzione/2017/11/13/news/screening_per_la_depressione_su_google_o_nello_studio_del_medico_-175468935/