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Crohn – Per trattare una delle complicanze più disabilitanti come la malattia perianale fistolizzante, l’utilizzo di cellule staminali ‘spagnole’

I primi tre interventi al Policlinico Gemelli eseguiti da équipe multidisciplinare di chirurghi e gastroenterologi

Roma – Le cellule staminali sono l’ultima frontiera di trattamento di una delle forme più disabilitanti della malattia di Crohn, la malattia perianale fistolizzante. Alofisel®(darvadstrocel), questo il nome di questa terapia cellulare, è oggi il trattamento più avanzato per i casi più complicati e non responsivi alla terapia medica e chirurgica tradizionale.

La nuova tecnica, validata dallo studio Admire CD Study (i risultati sono stati pubblicati su Lancet e su Gastroenterology) e approvata dal 2018 in Europa è stata utilizzata presso il Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, diretto dal prof. Antonio Gasbarrini (unico centro, insieme a quello dell’Università di Bologna, ad averla utilizzata in Italia al di fuori degli studi clinici) per il trattamento di tre pazienti, due dei quali la scorsa settimana.

“Questo trattamento innovativo – spiega il prof. Luigi Sofo, Direttore della UOC di Chirurgia Addominale, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e docente di Chirurgia Generale, Università Cattolica campus di Roma – è riservato a pazienti con Crohn complicato da fistole perianali (riguarda il 30-40% di tutti i pazienti con Crohn, molti dei quali presentano fistole complesse) refrattarie alla terapia medico-chirurgica e con malattia ‘spenta’ all’interno dell’ultima parte dell’intestino. La presenza di fistole complesse condiziona pesantemente la vita sociale e di relazione di questi pazienti, in genere molto giovani, intorno ai 20- 30 anni. Fino a oggi per il trattamento di questa condizione avevamo a disposizione solo la terapia chirurgica o la terapia combinata medico-chirurgica (con farmaci anti-TNFalfa, come l’infliximab, antibiotici e immunosoppressori) che porta a guarigione meno della metà dei pazienti; la malattia tende inoltre a recidivare nel 70% dei casi, alla sospensione del trattamento. Per una parte di questi pazienti, che ricordo sono in genere molto giovani, si può, in un gruppo di pazienti, arrivare a rendere necessario il confezionamento di un ano preternaturale definitivo”. E la terapia con staminali può aiutare a scongiurare questo epilogo.

“Caratteristica della malattia di Crohn – spiega il prof. Alessandro Armuzzi, UOC di Gastroenterologia, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e docente di Gastroenterologia, Università Cattolica campus di Roma – è quella di avere una ampia variabilità fenotipica, in termini di localizzazione, evoluzione e manifestazioni extraintestinali. Tra i quasi 100.000 pazienti affetti da malattia di Crohn in Italia, circa il 30% può sviluppare fistole perianali. Tale complicanza può essere anche un primo segno di esordio di malattia, ma più frequentemente si sviluppa dopo la diagnosi, soprattutto quando il processo infiammatorio si estende a livello colorettale. Nella maggior parte dei casi, circa l’80%, le fistole sono complesse, cioè con caratteristiche anatomiche di coinvolgimento di più di uno sfintere anale, con ramificazioni o connessioni con organi adiacenti ed orifizi multipli…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Malattia di Crohn, cellule staminali ‘spagnole’ per trattare una delle complicanze più disabilitanti”, insalutenews

Tratto da: https://www.insalutenews.it/in-salute/malattia-di-crohn-cellule-staminali-spagnole-per-trattare-una-delle-complicanze-piu-disabilitanti/