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Epatite E – Le manifestazioni extraepatiche dell’infezione

“L’epatite E è stata al centro di una relazione del Prof. Raffaele Bruno, responsabile dell’ambulatorio di epatologia della U.O di Malattie Infettive e Tropicali della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, durante il congresso SIMIT2020

Come ha spiegato il professore, esistono otto genotipi di HEV e soltanto l’1 e il 2 sono in grado di infettare l’uomo. I genotipi 3 e 4 vengono trasmessi dall’animale all’uomo.

La trasmissione del virus avviene principalmente per via oro-fecale, ma le persone possono essere infettate anche attraverso l’ingestione di frutta e verdura contaminata, di frutti di mare e soprattutto di carne di maiale cruda.

Epidemiologia
Nel modo si contano circa 20 milioni di infezioni da genotipo 1 e 2, di cui 3 milioni di tipo asintomatico e l’epatite E causa circa 70mila morti l’anno. L’Organizzazione Mondiale della Sanità invita a consultare le linee guida per evitare la diffusione del virus, specialmente nei Paesi in via di sviluppo. Il virus HEV colpisce prevalentemente i giovani adulti, l’infezione non è mai cronica e la mortalità in gravidanza è pari al 25%.

“Le linee guida ci dicono che i pazienti che tornano dalle aree endemiche devono essere testati per l’epatite E e valutati per il genotipo 1 e 2. Le donne incinte con infezione devono essere valutate per monitorare l’andamento della malattia”, ha spiegato Bruno.

I genotipi 3 e 4 sono endemici nei Paesi in via di sviluppo, ma stanno diventando importanti anche nei Paesi sviluppati.

“La cosa importante da sottolineare per l’impatto sulla pratica clinica è che questi genotipi tendono a infettare soggetti di sesso maschile, che hanno un’età media di 63 anni, con un rapporto maschio femmine di 3:1. Per quanto riguarda l’Italia, è stata osservata una sieroprevalenza del 49%”, ha aggiunto l’esperto.

Aspetti generali
L’infezione acuta da genotipo 3 è normalmente silente nella maggior parte dei pazienti, meno del 5% dei casi sviluppa sintomi quali l’aumento degli enzimi epatici, ittero e sintomi non specifici. Nei pazienti immunocompetenti si osserva una clearance spontanea della viremia, ma non si verifica un’immunità sterilizzante dopo l’infezione; la reinfezione è quindi possibile. Secondo le linee guida dell’EASL, tutti i pazienti con sintomi devono essere testati per l’epatite E e si suggerisce il test per i soggetti con un inspiegato “flare” di malattia epatica cronica. “Tutto questo va contestualizzato nell’ambito della specifica situazione del paziente”, ha spiegato Bruno…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “L’epatite E è una malattia sistemica? #SIMIT2020”, PHARMASTAR

Tratto da: https://www.pharmastar.it/news//gastro/lepatite-e-una-malattia-sistemica-simit2020-34460