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Tumori – Sfruttare microbioma intra-tumorale e intestinale per aiutare immunoterapia

Un gruppo di ricercatori del Weizmann Institute of Science ha creato la prima mappa del microbioma relativo a sette diversi tumori. Ancora non è noto perché i batteri siano presenti nei tumori: se una relazione fosse confermata potrebbero essere usati per potenziare le attuali cure. *Dal numero 180 del magazine

Che i batteri siano presenti anche nei tumori è noto ormai da almeno cento anni. Quello che ancora i ricercatori non erano riusciti a fare era tracciare una mappa che permettesse di avere un quadro generale dei microbi presenti nei diversi tipi di tumore. La prima fotografia abbastanza dettagliata del microbioma intra-tumorale l’ha tracciata un gruppo di ricercatori del Weizmann Institute of Science, in Israele, con un lavoro pubblicato su Science lo scorso fine maggio.

Ravid Straussman e colleghi hanno analizzato il microbioma di 1526 tumori e i tessuti sani adiacenti a essi, per sette differenti tipi di neoplasie tra le più comuni o quelle per cui il microbioma tumorale era ancora sconosciuto, come melanoma, seno, polmone, ovaie, pancreas, ossa e cervello. Quello che si è scoperto è che ogni tumore ha un microbioma peculiare con una composizione differente e che questa popolazione di batteri, potrebbe avere un ruolo nella crescita del tumore stesso (anche se per ora è solo una supposizione) o potrebbe essere sfruttata per aumentare la risposta alle terapie oncologiche.

“L’aspetto interessante di questo lavoro – spiega Luigi Nezi, leader del gruppo Microbiome and antitumor immunity, presso l’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano – è che fino a qualche anno fa queste ipotesi non erano facilmente verificabili. Infatti, l’identificazione dei batteri che popolano il corpo umano è storicamente legata alla capacità di isolarli e coltivarli, cosa non possibile per grandissima parte dei microorganismi. Tuttavia, grazie all’avvento di nuove tecniche per il sequenziamento del Dna, oggi possiamo identificare e classificare gran parte dei batteri associati sia a normali situazioni fisiologiche che a precise patologie e questo lavoro ci dimostra come, applicando appropriati controlli, oggi sia possibile persino distinguere eventuali contaminazioni dovute alla manipolazione dei campioni.

Sebbene i progressi tecnologici stiano giocando un ruolo rilevante nel portare questo ambito di studio alla ribalta, c’è però da dire che gli esperimenti mirati a sfruttare terapeuticamente la relazione tra batteri e tumori sono cominciati a fine ‘800 e, addirittura, ci sono testimonianze di simili trattamenti già nell’antico Egitto”. Proprio i grandi numeri secondo Nezi sono il valore aggiunto di questo lavoro, che rispetto a dati già noti di qualche anno fa, hanno condotto un lavoro più sistematico – che ha permesso di eliminare incertezze dal punto di vista tecnologico – su un più largo numero di pazienti.

La varietà del microbioma del tumore al seno

Per rintracciare i batteri intra tumorali, i ricercatori hanno utilizzato le più recenti tecniche di sequenziamento del genoma (Next generation sequencing) e imaging che associate ad analisi con tecniche computazionali hanno permesso di ricercare nei campioni il Dna batterico, l’Rna e la membrana batterica esterna o i componenti della parete cellulare. La prima considerazione che emerge dal lavoro è che, nonostante i batteri siano stati rintracciati in tutti i tipi di tumore analizzati, la loro composizione e la quantità varia da un tumore all’altro. Lo studio infatti ha permesso di rintracciare batteri in solo il 14% dei campioni di melanoma analizzati, mentre nel caso dei tumori ossei, mammari e pancreatici questa percentuale saliva oltre il 60 per cento.

In totale sono state rilevate 528 specie differenti di batteri nei diversi campioni esaminati, con un mix diverso per ciascun tipo di tumore. Soprattutto per il carcinoma mammario che ha mostrato il microbioma più diversificato. In quasi ogni campione di tumore al seno infatti, sono state trovate in media 16,4 specie batteriche (provenienti da tre principali phyla: Proteobacteria, Firmicutes e Actinobacteria), mentre per gli altri tumori la media si attestava sotto i nove. Sempre per quanto riguarda il tumore al seno, i ricercatori hanno osservato che la presenza di batteri e la loro eterogeneità era maggiore nei tessuti tumorali rispetto ai campioni di seno di soggetti sani, mentre il tessuto mammario adiacente al tumore presentava una carica e una ricchezza batterica intermedia. Differenza che non è stata invece riscontrata nei tumori polmonari e ovarici rispetto ai tessuti sani adiacenti al tumore usati come confronto.

La connessione con il microambiente tumorale 

Dal confronto dei diversi microbiomi tumorali, i ricercatori hanno trovato che quelli di uno stesso tumore tendono a essere più simili tra loro di quanto non siano quelli di altri tipi di tumore. “Abbiamo anche osservato un microbioma distinto tra i sottotipi dello stesso tipo di tumore” scrivono i ricercatori. “Per esempio, tra i diversi sottotipi di carcinoma mammario in base al loro recettore degli estrogeni (ER), al recettore del progesterone (PR) e allo stato HER2”. Straussman ha affermato di non sapere ancora perché batteri diversi colonizzino tumori diversi, ma secondo l’esperto “l’esposizione a fattori ambientali che causano il cancro può essere un motivo”…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Sfruttare il microbioma intra-tumorale e intestinale per aiutare l’immunoterapia”, ABOUTPHARMA

Tratto da: https://www.aboutpharma.com/blog/2020/08/28/tumori-sfruttare-il-microbioma-intra-tumorale-e-intestinale-per-aiutare-limmunoterapia/