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Coronavirus e Medici di famiglia – Sono ‘inermi’ senza piani terapeutici e scollegati dall’ospedale. “Cosa andiamo a fare dai pazienti? Per vederli morire e infettarci anche noi?”

Mentre in ospedale, anche se in via sperimentale, si sta consolidando l’uso di farmaci off label, per i pazienti positivi in isolamento domiciliare non è prevista al momento alcuna indicazioni su come trattarli farmacologicamente. “Io vado a casa del paziente, ma non posso fare terapia né tamponi”, dice il segretario dei medici di famiglia. E gli fa eco il presidente del Sis 118 Balzanelli: “Intervenire con il ricovero e l’inizio delle cure quando il paziente è già caduto in una condizione di grave insufficienza respiratoria acuta è assolutamente inappropriato”

L’altro ieri “in Italia erano oltre 69.000 i casi totali di Covid-19 e più di 6.800 i morti. Di questi decessi, il 61,2% si concentra nella sola regione Lombardia, la regione più colpita dall’epidemia, con quasi 31mila persone contagiate (di cui 54mila ancora positive), 9.700 pazienti affetti ricoverati in ospedale, dei quali 1.194 in terapia intensiva, che da soli costituiscono il 43% del totale dei ricoveri Covid-19 in Italia.

Ad oggi, molto è stato messo in campo da Governo e Regioni per contenere il diffondersi dei contagi: dal lockdown per imprese e famiglie, agli incrementi di posti letto per le terapie intensive ed i reparti di penumologia ed infettivologia, dall’acquisto di ventilatori e dispositivi di protezione individuale, fino all’aumento del numero di tamponi effettuati e all’istituzione di Unità speciali di continuità assistenziale. Sono state poi avviate sperimentazioni di farmaci off label negli ospedali per il trattamento del Covid-19.

L’unica cosa che sembra però ancora mancare è una ‘cassetta degli attrezzi’ per i medici di medicina generale che permetta loro di agire tempestivamente sui pazienti, già in fase di isolamento domiciliare, e non solo per il monitoraggio delle loro condizioni.

A confermarlo a Quotidiano Sanità è il segretario generale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg), Silvestro Scotti: “Cominciamo a dire che c’è una grave mancanza di Dispositivi di protezione individuale per i medici di famiglia, ed io di eroi morti non ne voglio più. Sono 30 i decessi di camici bianchi registrati. Più della metà di questi erano medici di famiglia. Già partiamo male, quindi…”.

Ma al di là di questa falla “comune a tutto il Paese”, per Scotti quanto accade in Lombardia “è anche dovuto anche al modello lombardo di medicina del territorio. A differenza del Veneto, dove questo è molto strutturato in distretti, territorio e servizi di prevenzione, in Lombardia si è puntato da tempo su un modello diverso che era stato strutturato sulla cronicità con le cooperative lombarde della medicina generale, che oggi non reggono rispetto ad un territorio che richiede servizi per acuti e modelli organizzativi utili nella prevenzione e nel contenimento e non hanno gli strumenti per convertirsi ed essere di supporto in questa situazione ai medici di medicina generale”.

“C’è un completo scollamento tra struttura territoriale e Aziende, e quindi il sistema si concentra negli ospedali con tutti i problemi che stanno venendo fuori”, aggiunge Scotti.

Quanto alla tempistica della diagnosi, il segretario Fimmg spiega come “l’identificazione rapida legata al tampone, e non a criteri epidemiologici, rallenta la diagnosi”. Spesso è infatti necessario attendere più giorni per avere l’esito di questo esame. La possibiltà di intervenire tempestivamente già all’insorgere dei primi chiari sintomi, e dopo un riscontro diagnostico, per esempio con un eco dei polmoni che confermi una polmonite interstiziale nel quadro epidemiologico attuale confermerebbe un’infezione da covid-19, e permetterebbe di non perdere tempo prezioso…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Coronavirus. Medici di famiglia ‘inermi’ senza piani terapeutici e scollegati dall’ospedale. Scotti (Fimmg): “Cosa andiamo a fare dai pazienti? Per vederli morire e infettarci anche noi?”,” Quotidiano sanità

Tratto da: http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=83073