Tumori rari – Mieloma multiplo, prime evidenze del progetto rEMMaP condotto in cinque centri italiani
“Tra le necessità rimarcate dagli specialisti emergono la corretta stratificazione dei pazienti, la costituzione di team multidisciplinari, l’uso di cartelle uniche digitalizzate, correggendo anche i tempi di attesa per la dispensazione dei farmaci. Dal numero 171. *IN COLLABORAZIONE CON CELGENE
Migliora la prognosi, anche grazie alla continua introduzione di terapie innovative, ma la gestione del paziente con mieloma multiplo (MM) presenta ancora alcuni punti di attenzione, ben riportati dai clinici che si misurano quotidianamente con la patologia. I margini di miglioramento si registrano a vari livelli in ambito ospedaliero e nei servizi necessari per un efficiente management della patologia nei suoi molteplici risvolti. Un focus sul tema è oggetto del progetto rEMMaP (Evolution of Multiple Myeloma Pathway), promosso da Celgene in collaborazione con Iqvia e basato sulla metodologia Care Delivery Value Chain, validata internazionalmente.
I dati preliminari, riguardano cinque importanti centri italiani, ovvero Ancona (Ospedali Riuniti), Napoli (Ospedale A. Cardarelli), Catania (Policlinico Vittorio Emanuele), Bari (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Giovanni Paolo II) e Meldola (Istituto scientifico romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori, Irst Irccs). Tutti accomunati dal fatto di essere hub di riferimento, dal non avere attivato Percorsi diagnostico, terapeutici, assistenziali (Pdta) e di non disporre di strutture ematologiche territoriali.
L’avvio delle procedure dopo la diagnosi
Sul versante diagnostico le notizie positive riguardano la capacità dei centri di valutare i pazienti stratificandoli in base all’urgenza della loro condizione. “Diamo la precedenza ai pazienti più urgenti ma, in questa fase, spesso subentrano difficoltà nell’interazione con altri specialisti”, spiega Francesco Di Raimondo, ordinario di Ematologia dell’Università di Catania. “Difficoltà che spesso superiamo grazie ai rapporti personali con altri colleghi. Va considerata la gravità della malattia e si notano differenze da centro a centro.
Nel nostro caso – osserva Salvatore Palmieri, della Unità operativa complessa (Uoc) Ematologia dell’Ospedale Cardarelli di Napoli – il Pronto Soccorso copre un grande bacino di utenza e vediamo più frequentemente pazienti con malattia aggressiva. In altri casi, laddove il Pronto Soccorso serva un minor numero di persone, la diagnosi è più spesso occasionale, a seguito di un semplice esame del sangue (in genere si tratta di pazienti meno gravi). Manca però un percorso ben definito: non è automatico che vengano avviate le procedure adeguate in base al dato laboratoristico e sintomatologico. Tutto è demandato all’impegno del clinico e di chi lo affianca. Il limite è che, nell’inquadramento diagnostico del paziente, può mancare strutturalmente un gioco di squadra multidisciplinare”.
Fondamentale la multidisciplinarietà
Si sente l’esigenza di canali organizzati per avere consulti specialistici in tempi rapidi. “Noi ematologi – rileva Palmieri – sappiamo cosa si dovrebbe fare, ad esempio un ecocardiogramma prima di impostare la terapia con farmaci potenzialmente cardiotossici. Complicazione rara, ma dobbiamo escluderla in partenza per avere la certezza che il paziente possa affrontare la terapia. Può capitare, invece, che serva qualche giorno in più rispetto a quanto desidereremmo”…”
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Fonte: “Così migliora il management del mieloma multiplo”, ABOUTPHARMA
Tratto da: https://www.aboutpharma.com/blog/2019/09/10/cosi-migliora-il-management-del-mieloma-multiplo/