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Insufficienza cardiaca cronica – Dapagliflozin migliora prognosi anche nei non diabetici

Originariamente sviluppato per il trattamento del diabete di tipo 2, dapagliflozin è il primo farmaco della sua classe a mostrare un significativo beneficio clinico in uno studio di fase III condotto in pazienti con insufficienza cardiaca cronica con ridotta frazione di eiezione e che non necessariamente erano diabetici

Lo ha annunciato la casa farmaceutica AstraZeneca anticipando i risultati top line di uno studio che sarà presentato in maniera completa in uno dei prossimi congressi del settore.

Aggiunto allo standard di cura, dapagliflozin ha ridotto in misura significativa rispetto al placebo la mortalità per causa cardiovascolare o il peggioramento dell’insufficienza cardiaca (definito come ricovero ospedaliero o necessità di una visita urgente).

È quanto emerge dai risultati dello studio di fase III DAPA-HF sugli esiti dell’insufficienza cardiaca con un inibitore SGLT2 in pazienti adulti con e senza diabete di tipo 2 con ridotta frazione di eiezione (HFrEF, heart failure with reduced ejection fraction) in aggiunta agli standard di cura (ACE-inibitori, bloccanti del recettore dell’angiotensina II, beta-bloccanti, antagonisti del recettore dei mineralcorticoidi e inibitori della neprilisina), in pazienti con e senza diabete di tipo 2.

Il profilo di sicurezza si è dimostrato coerente con quello già noto.

John McMurray dell’Università di Glasgow ha dichiarato che «i benefici di dapagliflozin in DAPA-HF sono impressionanti, con una riduzione sostanziale dell’esito primario composito di morte cardiovascolare o ricovero ospedaliero. Speriamo che questi nuovi entusiasmanti risultati contribuiscano a ridurre l’ingente onere della malattia causato dall’insufficienza cardiaca e a migliorare i risultati per i nostri pazienti».

«Con lo studio DAPA-HF, dapagliflozin diventa il primo farmaco della sua classe a dimostrarsi efficace e sicuro per il trattamento di pazienti con insufficienza cardiaca, con e senza diabete di tipo 2, in aggiunta allo standard di cura» ha commentato Mene Pangalos, vice presidente della ricerca e sviluppo in AstraZeneca. «Attualmente l’insufficienza cardiaca comporta il decesso della metà dei pazienti entro 5 anni dalla diagnosi e resta una delle principali cause di ricovero. Intendiamo discutere al più presto questi risultati con le autorità sanitarie»…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Insufficienza cardiaca, dapagliflozin migliora la prognosi anche nei non diabetici”, PHARMASTAR

Tratto da: https://www.pharmastar.it/news/diabete/insufficienza-cardiaca-dapagliflozin-migliora-la-prognosi-anche-nei-non-diabetici-30106