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Tumore ovarico – Individuate relazioni tra alcune proteine chiave che resistono a chemio

Studio pubblicato su Nature Communications chiarisce l’aggressività del tumore dell’ovaio. Gennaro Ciliberto: “Abbiamo identificato una nuova vulnerabilità delle cellule tumorali che potrebbe essere utile a progettare nuove strategie terapeutiche e prognostiche”

Roma, 3 agosto 2019 – Il tumore ovarico rappresenta la principale causa di morte per tumore ginecologico e la quinta per tumore nelle pazienti dei Paesi sviluppati. Questa patologia colpisce ogni anno 5.200 donne in Italia e poco meno di 300 mila nel mondo, e nel 75% dei casi viene diagnosticata in fase avanzata. Il carcinoma sieroso ad alto grado è il sottotipo più comune e rappresenta l’80% circa dei tumori ovarici in stadio avanzato, spesso associati a una prognosi infausta.

Lo studio dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena, condotto con il sostegno di AIRC, porta alla luce un meccanismo attraverso cui le mutazioni della proteina p53 rendono più aggressivo questo sottotipo, creando un inaspettato sistema di comunicazione fra i segnali. La scoperta potrebbe migliorare la classificazione della malattia e portare allo sviluppo di nuove terapie.

“Mancano a oggi bersagli terapeutici specifici per il tumore dell’ovaio sieroso ad alto grado, una delle forme con rischio di recidiva elevato. I risultati del nostro studio individuano alcuni eventi che risultano essenziali per orchestrare le attività pro-metastatiche di questo sottotipo tumorale: un passo indispensabile per la messa a punto di strategie terapeutiche mirate”, sottolinea Anna Bagnato, autrice del lavoro condotto dalla sua équipe dell’Unità di modelli preclinici e nuovi approcci terapeutici in collaborazione con Giovanni Blandino, dell’Unità di Oncogenomica ed Epigenetica dell’Istituto nazionale dei tumori Regina Elena di Roma, con il sostegno di Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro. I risultati sono pubblicati sulla prestigiosa rivista Nature Communications.

“Spesso nei tumori sierosi ad alto grado dell’ovaio sono presenti mutazioni della proteina p53 – spiega la Bagnato – I tumori con queste mutazioni sono particolarmente aggressivi. Per cercare di capirne la ragione, i ricercatori hanno scoperto che, in molti casi, la p53 mutata si lega ad un’altra proteina chiamata YAP, uno degli interruttori generali del cancro, in una ‘liaison‘ pericolosa che porta i tumori a resistere alla chemioterapia”.

Al centro di tutto sembra esserci l’attivazione del recettore dell’endotelina, che ha come partner un’importante molecola: la beta-arrestina. Grazie a una serie di esperimenti condotti con cellule tumorali che derivano dal paziente, i ricercatori hanno dimostrato che, insieme, le tre proteine, beta-arrestina, p53 mutata e YAP, costituiscono una piattaforma di coordinamento per altri segnali che consentono alle cellule tumorali di eludere la risposta al cisplatino, il farmaco di elezione nel trattamento del carcinoma ovarico…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Tumore ovarico, individuate relazioni pericolose tra alcune proteine chiave che resistono alla chemioterapia”, insalutenews

Tratto da: https://www.insalutenews.it/in-salute/tumore-ovarico-individuate-relazioni-pericolose-tra-alcune-proteine-chiave-che-resistono-alla-chemioterapia/