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Malattie rare – Leucemia linfatica cronica, nuovo trattamento riduce del 65% progressione malattia

L’associazione venetoclax- obinutuzumab riduce del 65% la progressione della leucemia linfatica cronica, rispetto alla standard di cura, rappresentato da clorambucil-obinutuzumab (chemio-immunoterapia), in una popolazione di pazienti anziani e con altre patologie associate. Lo ha dimostrato lo studio CLL14 presentato al congresso degli oncologi americani (ASCO) e pubblicato in contemporanea sul New England Journal of Medicine. Un notevole passo avanti e una possibilità concreta di terapia per gli anziani fragili, con più patologie associate, affetti da questo tumore

La maggior parte dei pazienti affetti da leucemia linfatica cronica ha più di 70 anni e presenta in genere varie patologie. La gestione del tumore in questi soggetti va dunque affidata a farmaci che siano efficaci ma che abbiano al contempo anche un accettabile profilo di tossicità.

In passato, lo studio CLL11 aveva proposto come standard di trattamento per questa categoria di pazienti l’associazione clorambucil- obinutuzumab. Un nuovo studio, presentato al congresso dell’ASCO a Chicago e pubblicato sul New England Journal of Medicine, è andato a valutare l’effetto di una nuova associazione, venetoclax – obinutuzumab.

Il venetoclax è un farmaco a somministrazione orale, diretto contro la BCL2, una proteina anti-apoptosi, iperespressa in vari tumori a cellule B, compresa la LLC. Rimuovendo il ‘freno’ che blocca l’apoptosi, questo trattamento consente di ripristinare i meccanismi di morte cellulare programmata nelle cellule leucemiche.
Venetoclax si era già dimostrato efficace nel trattamento dei pazienti con leucemia linfatica cronica; ma non erano ancora note le sue performance, quando somministrato in associazione con altre molecole, nei pazienti affetti da questa condizione e con comorbilità associate…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “ASCO 2019. Leucemia linfatica cronica: nuovo trattamento riduce del 65% progressione malattia”, Quotidiano sanità

Tratto da: http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=74655