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Tumori rari – Linfoma follicolare, nuove strategie per renderlo (quasi) “irrilevante”

Gli schemi di trattamento basati su potenti anticorpi monoclonali permettono ai pazienti affetti da tale neoplasia di avere una sopravvivenza potenzialmente non significativamente diversa da una popolazione con cui condividono una serie di caratteristiche, ma che non ha il linfoma follicolare. *IN COLLABORAZIONE CON ROCHE

Tornare indietro nel tempo e cancellare un evento non si può. Ma influenzarne il decorso al punto tale da fare quasi in modo che non si sia verificato, è in un certo senso quello che stanno provando a fare le più recenti terapie ematologiche contro il linfoma follicolare. Oggi infatti una buona percentuale di pazienti colpiti da questa neoplasia potrebbe avere una proiezione di sopravvivenza paragonabile a quella che avrebbe avuto se non lo avesse sviluppato. Ad azionare la “macchina del tempo” in questo caso è l’ultimissima strategia messa punto da clinici e ricercatori, basata su nuovi e potenti anticorpi monoclonali.

Paura delle ricadute

Il linfoma follicolare è una neoplasia del sistema linfatico, la forma più comune tra i linfomi a cellule B “indolenti”, cioè a basso grado di malignità. Rappresenta circa il 30% di tutti i linfomi non-Hodgkin. È caratterizzato da una fase iniziale asintomatica che non richiede terapie immediate e da un decorso a ricadute, con un tempo libero da malattia che si va via via accorciando a ogni successiva recidiva. Tanto che per 2 pazienti su 3 (60%) colpiti da linfoma follicolare (intervistati in un’indagine di Elma Research) la paura maggiore è proprio quella di un possibile peggioramento o ritorno della malattia; mentre per il 63% del campione, una buona qualità della vita è rappresentata da maggior tempo libero dalla progressione della malattia o dal riuscire a svolgere tutte le normali attività quotidiane.

Proprio per questa ragione le attuali strategie terapeutiche puntano ad aumentare l’intervallo di tempo tra la terapia di prima linea e la successiva, portando a un miglioramento della qualità della vita dei pazienti. Facendo anche in modo che la loro quotidianità si avvicini il più possibile a quella che avrebbero avuto in assenza del linfoma follicolare.  “È una malattia tecnicamente inguaribile – commenta Antonello Pinto Direttore del Dipartimento di Ematologia e terapie innovative dell’Istituto Nazionale Tumori, IRCCS Fondazione Pascale di Napoli – perché non esiste una terapia in grado di indurne la guarigione, se non in rarissimi casi/stadi poco avanzati. Però oggi, grazie alle nuove terapie disponibili è possibile convivervi e fare in modo che non tolga vita ai pazienti”.

Non chiamatela malattia cronica

Attenzione però a non chiamarla “malattia cronica” come spesso erroneamente succede, tiene a precisare Pinto. Nonostante i recenti trattamenti, in alcuni casi, permettano di tenere sotto controllo il tumore per molti anni, è sbagliato far passare il concetto di cronicità. Perché a differenza delle reali malattie croniche – come il diabete per fare un esempio, che implica una terapia continua così come problemi di salute associati alla malattia o ai farmaci – i pazienti con linfoma follicolare ottengono una remissione completa della malattia anche per diversi anni. Vi sono periodi liberi da malattia, senza neanche la costrizione di dover assumere farmaci.

Il problema però è che anche se il primo trattamento va bene (la prima linea appunto), la malattia tende inevitabilmente a tornare. Alcuni studi poi hanno dimostrato che circa il 20% dei pazienti con linfoma follicolare sperimenta una progressione della malattia entro due anni dal primo trattamento (POD24), con un rischio di morte in questo sottogruppo del 50% in cinque anni.

Due obiettivi

“In passato c’era un rischio di recidiva incombente – continua Pinto – che purtroppo si avvicinava sempre di più. Gli intervalli liberi tra una ricaduta e l’altra erano sempre più corti anche se il paziente riotteneva una remissione di malattia. La terapia moderna invece ha permesso di raggiungere due obiettivi: il primo è allungare il tempo tra una recidiva e l’altra. Il secondo, per me ancora più importante, è fare in modo che i pazienti abbiano una sopravvivenza non significativamente diversa da una popolazione con cui condividono una serie di caratteristiche (come età, sesso, fattori di rischio per comorbidità, stile di vita ecc.), ma che non ha il linfoma follicolare”…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Linfoma follicolare, nuove strategie per renderlo (quasi) “irrilevante”,” ABOUTPHARMA

Tratto da: https://www.aboutpharma.com/blog/2019/05/02/linfoma-follicolare-nuove-strategie-per-renderlo-quasi-irrilevante/