Il Comitato I Malati Invisibili è presente e attivo nel territorio nazionale da aprile 2014.

(+39) 000 0000 000

info@imalatiinvisibili.it
Via Monte Suello 1/12a – 16129 Genova (IT)

Salva

Articoli recenti

CF 95173870106

info@imalatiinvisibili.it

Via Monte Suello 1/12A

16129 Genova (IT)

Eutanasia – I medici abbiano la forza e il coraggio di dire la loro prima della Corte Costituzionale

È inutile aspettare che la Corte o la politica dicano ai medici come si dovranno comportare nel caso del suicidio assistito, siano i medici a dire alla Corte o alla politica, come loro, in scienza e coscienza cioè con raziocinio e pietà, si comporterebbero

30 APR – La Corte Costituzionale, ha chiesto al Parlamento di esaminare la questione del reato di istigazione o aiuto al suicidio (art. 580 del Codice penale), al fine di dare una risposta moderna, con una eventuale iniziativa legislativa, ai casi limite, che coinvolgono malati e medici nella nostra società, decisamente fuori dell’orizzonte deontologico ordinario della medicina.

Nel caso, in cui il Parlamento, non fosse in grado, nei tempi assegnati, di assolvere al proprio compito la Corte procederà “motu proprio” alla definizione di una disciplina giuridica appropriata.

Adeguamento deontologico
Due situazioni possibili:
– la prima, secondo me quella più probabile, suppone che il Parlamento non sarà in grado di rispondere, entro il limite di tempo assegnato, all’invito della Corte, che per questo si vedrà costretta a decidere per conto suo, la questione orientata, in qualche modo, a creare condizioni per la de-colpevolizzazione di chi, in modo del tutto ausiliario, rispetto al suicidio assistito e quindi in casi disperati, vi concorre;

– la seconda, anche se meno probabile, riguarda la possibilità che il Parlamento non decida in proposito e che la Corte confermi in attesa di una futura deliberazione parlamentare in qualche modo l’art 580 del codice penale, limitandosi a delle puntualizzazioni e a delle aperture.

In entrambi i casi, alla medicina, ai medici e più esattamente alla loro deontologia, si pone un problema in più che finisce dentro la “questione medica”: quello di essere comunque coerenti con ciò che cambia quindi:
– eventualmente con i principi della Costituzione,
– con le coscienze che evolvono in questa società.

In entrambi i casi, per la Fnomceo si porrebbe un inedito problema di adeguamento deontologico.

Non basta aggiungere un articolo in più
La lettera di risposta del presidente Anelli (QS 24 aprile 2019) al prof. Mori, (QS 18 aprile 2019) a proposito delle questioni sollevate dalla Corte costituzionale (articolo 580 del cp), si chiude con una affermazione chiara: “la nuova deontologia medica, così come nel passato, non potrà che essere coerente con i principi stabiliti dalla nostra Carta Costituzionale”

Mal’eventuale adeguamento deontologico, per trovare la coerenza di cui parla il presidente Anelli, non è una passeggiata e giustamente la Fnomceo ha il dovere di andare con i piedi di piombo e di sollecitare un dibattito molto serio, perché è vero che i medici sono coinvolti in prima persona nella morte disperata dei loro malati, ma la questione non può essere scaricata solo sulle loro coscienze.

Alla fine, alla luce di nuove sfide morali, si tratta di rinnovare una sorta di “contratto sociale” tra medicina e società, nella quale ci si accorda su come procedere, in certi casi limite, dove il suicidio assistito finisce per essere considerato plausibile, cioè accettabile sul piano deontologico e quindi tanto sul piano scientifico che morale.

A mio parere, per risolvere i problemi di coerenza, con la realtà che cambia, l’eventuale adeguamento deontologico, non può semplicemente ridursi ad ammettere la non colpevolezza del medico, o ad accettare semplicemente un principio para-eutanasico, pensando alla fine che, tutto si riduca ad aggiungere, ad un codice preesistente che fino ad ora ha difeso la vita, un articolo in più, che accetta di assistere un malato suicida. (Tesi n° 1)

L’eventuale concorso del medico al suicidio assistito implica per la complessità morale e scientifica che la questione rappresenta, quanto meno una rielaborazione deontologica più sistemica. (Tesi n° 2)

Cautele e precauzioni
Le ragioni, di una rielaborazione deontologica, più ovvie, sono che l’ammissione di una facoltà professionale, sino ad ora preclusa dalla deontologia, come quella di assistere non semplicemente chi muore (questo è sempre avvenuto) ma chi manifesta una volontà suicida intendendo la morte come una liberazione dal male, implica, nello stesso tempo, sempre:
– la definizione di garanzie volte a proteggere questa società dall’abuso possibile di tale facoltà,
– la definizione di garanzie volte a salvaguardare anche la coscienza del medico,
– la definizione di criteri incontrovertibili per decidere le situazioni di crisi cioè la definizione di limiti veri e propri.

Già ora:
– non sono infrequenti i casi di cronaca, nei quali certi operatori diventano, in ragione di inconfessabili impulsi di morte, dei giustizieri implacabili, nei confronti di malati giudicati inguaribili,
– abbiamo problemi di “medicina impossibile” (Callhan 2000),
– abbiamo a che fare con difficili decisioni morali legate sempre più ai limiti e ai problemi economici della medicina, in nome dell’appropriatezza c’è il rischio di giustificare molte nefandezze.

Coerenza 
Il problema, che la Corte ci ha di fatto posto e che vorrei schematizzare fino alla brutalità, è il seguente: in che modo un codice deontologico, che fino ad ora, ha obbligato un medico a difendere la vita dalla morte naturale, può autorizzarlo a favorire, anche se in modo del tutto ausiliario,la volontà suicida di un malato alla ricerca di una morte volontaria e liberatrice?

Il problema se riprendiamo il concetto di “coerenza,” a cui si riferisce il presidente Anelli, diventa il seguente: in che modo la deontologia si sforza di essere coerente con una normativa che depenalizza il concorso ausiliario del medico al suicidio assistito e comunque con una società che, pur in casi limite e limitati, manifesta paradossalmente attraverso concetti quali “libertà” e “dignità, la necessità di governare la propria morte e la propria disperazione.

Per rispondere giova ricordare che il concetto di “coerenza” sul piano strettamente deontologico significa due cose:
– intima connessione e interdipendenza tra principi diversi (vita, libertà, dignità),
– assenza di contraddizioni tra valori e disvalori (vita, libertà, dignità e morte).

In medicina, quindi fuori ed oltre da qualsiasi teoresi teologica, la vita biologica è un valore e la morte biologica è il suo contraddittorio. Dire che la morte, in caso di volontà suicidaria, è una risorsa, o una liberazione, non significa che la morte sul piano ontologico, diventa un valore biologico come la vita, ma semplicemente che un “non valore”, quale è la morte biologica, diventa paradossalmente una risorsa.

Per la Corte, che dovrà decidere, il problema più grande sarà molto probabilmente l’interdipendenza tra principi (dignità libertà vita morte) ma per la deontologia che dovrà, rispetto ad essa, essere coerente, il problema più grande, resta definire i rapporti tra valori e disvalori, cioè governare una contraddizione quella tra la vita e la morte.

Compossibilità
Per il codice deontologico, al fine di governare delle contraddizioni, una strada possibile è creare una relazione di compossibilità tra valori e disvalori, in modo da assicurare loro, un contesto normativo, nel quale sia il “valore” della vita che il “non valore” della morte, possano semplicemente coesistere. La coesistenza, in questo caso, vale, dal punto di vista logico, come una non contraddizione. (Tesi n° 3)

Se restiamo sul piano deontologico, la soluzione al problema posto dall’art 580 del codice penale, auspicata dalla Corte, non può essere tecnica e meno che mai può riguardare semplicemente la liceità di quello che può o non può fare un medico, ma chiama in causa una precisa riorganizzazione logica della deontologia che richiamando sia il prezioso lavoro di Trento che le 100 tesi, definisco “compossibilità”. (Tesi n° 4)…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Eutanasia. I medici abbiano la forza e il coraggio di dire la loro prima della Corte Costituzionale”, Quotidiano sanità

Tratto da: http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=73495