Sindrome coronarica acuta (ACS) – Dopo intervento coronarico percutaneo (PCI), infusione a dose piena di bivalirudina porta a esiti migliori
“Tra i pazienti con sindrome coronarica acuta (ACS) che hanno ricevuto un’infusione di bivalirudina dopo intervento coronarico percutaneo (PCI), quelli che avevano ricevuto una dose completa hanno mostrato esiti migliori rispetto a quelli che avevano avuto una dose ridotta, secondo nuovi dati dello studio MATRIX, pubblicati sul “Journal of American College of Cardiology” (JACC)
MATRIX – si ricorda – è stato uno studio fattoriale 2×2 nel quale i pazienti con ACS sottoposti a PCI ricevevano bivalirudina o eparina e accesso transradiale o transfemorale.
Per la presente analisi, i ricercatori hanno analizzato i 1.799 pazienti del gruppo assegnato a una infusione di bivalirudina dopo PCI, confrontando i 612 soggetti che avevano ricevuto una dose completa dopo PCI con 1.068 pazienti che avevano ricevuto una dose ridotta dopo PCI. Il dosaggio era a discrezione dell’operatore.
Evidenza in linea con l’aggiornamento del foglietto illustrativo FDA
L’esito primario di rivascolarizzazione urgente del vaso target, trombosi dello stent definita o eventi clinici avversi netti – definiti come morte per tutte le cause, infarto miocardico (IM), ictus o sanguinamento maggiore – a 30 giorni era inferiore nel gruppo a dose intera, sia analizzato mediante aggiustamento multivariato (rate ratio = 0,21; IC al 95%, 0,12-0,35) sia con aggiustamento del punteggio di propensione (rate ratio = 0,16; IC al 95%, 0,09-0,26), scrivono gli autori, guidati da Giuseppe Gargiulo, del dipartimento di Cardiologia dell’Ospedale universitario di Berna (Svizzera)…”
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Fonte: “PCI post-ACS, infusione a dose piena di bivalirudina porta a migliori esiti rispetto a dosi ridotte. Analisi da MATRIX”, PHARMASTAR
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