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Disabilità – Mani robotiche sempre più umane

Due studi con importanti contributi italiani hanno dimostrato che è possibile dotare delle neuroprotesi, comandate direttamente dal sistema nervoso di un paziente, della capacità di trasmettere segnali di feedback al cervello. Nei test, i soggetti con protesi sono riusciti a effettuare compiti complessi, come stimare le dimensioni di un oggetto, oppure afferrare oggetti scivolosi

La ricerca sulle neuroprotesi, ovvero protesi robotiche degli arti direttamente connesse al sistema nervoso, ha fatto enormi passi in avanti negli ultimi anni. Ma copiare perfettamente gli arti naturali non è semplice: bisogna avere un sistema di algoritmi di codifica e trasmissione dei segnali neurali che sia affidabile non solo per comandare i movimenti, ma anche per avere segnali di feedback dalle regioni più periferiche del corpo al sistema nervoso centrale.

Sono questi segnali che permettono al cervello di percepire la posizione degli arti e di regolarne in modo incredibilmente raffinato forza muscolare e movimento, una capacità nota come propriocezione. Proprio a questo secondo aspetto della propriocezione sono dedicati due diversi studi pubblicati sulla rivista “Science Robotics”.

Nel primo articolo, un gruppo internazionale di ricerca – che ha incluso anche Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, Policlinico universitario «Agostino Gemelli» di Roma e IRCCS San Raffaele Pisana, sempre di Roma – ha ampliato un lavoro pubblicato su “Science Translational Medicine” nel 2014, coinvolgendo in una sperimentazione due persone con amputazione dell’avambraccio.

Ai volontari, gli autori dello studio hanno impiantato una serie di elettrodi nei nervi ulnare e mediano, due dei principali nervi del braccio, collegati a una mano robotica. Quando la mano robotica chiudeva le dita per afferrare un oggetto, una serie di sensori misurava in tempo reale posizione e pressione applicata dalle dita, trasmettendo segnali ai nervi del braccio.

Come risultato, entrambi i soggetti hanno riferito sensazioni stabili di vibrazione, pressione ed elettricità nella mano fantasma e nel moncone. Inoltre, i due partecipanti sono riusciti a completare tre test di propriocezione con un grado di precisione in linea con i risultati ottenuti in un gruppo di controllo, e a determinare le dimensioni di quattro differenti cilindri afferrati con la mano robotica, con una precisione del 75,5 per cento superiore a quella di precedenti studi.

Nel secondo articolo, cofirmato da ricercatori dell’Università Campus Bio-medico di Roma e del Centro protesi dell’INAIL di Vigorso di Budrio, in provincia di Bologna, gli autori si sono concentrati sulla trasmissione di segnali che permettono un controllo fine di una mano robotica in compiti complessi di manipolazione…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Mani robotiche sempre più umane”, Le Scienze

Tratto dahttp://www.lescienze.it/news/2019/02/22/news/mani_robotiche_tatto_posizione-4305131/