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Tumori del colon-retto refrattari in fase avanzata – L’associazione tra durvalumab e tremelimumab migliora l’efficacia della terapia

Secondo i recenti risultati dello studio di fase II Canadian Cancer Clinical Trials Group (CCTG) CO.26, presentati al Gastrointestinal Cancers Symposium (GCIS) del 2019, l’associazione tra durvalumab e tremelimumab è efficace nei pazienti con tumori del colon-retto refrattari in fase avanzata, poiché aumenta la sopravvivenza globale (OS) di 2,5 mesi rispetto alla migliore terapia di supporto. Infatti, la OS mediana ha raggiunto i 6,6 mesi in confronto ai 4,1 mesi con la sola terapia di supporto, anche se la sopravvivenza libera da progressione (PFS) non ha mostrato differenze significative tra i due gruppi (1,8 mesi verso 1,9 mesi)

Come afferma il Dr. Eric X. Chen, del Princess Margaret Cancer Centre, Toronto, “questo è il primo studio che dimostra l’efficacia del blocco del checkpoint immunitario nei pazienti con tumore del colon-retto non selezionati per deficit di riparazione del mismatch.” Infatti, sempre secondo il Dr Chen, ad oggi il trattamento con farmaci che bloccano il checkpoint immunitario non ha dimostrato alcuna attività antitumorale nei pazienti con tumore del colon-retto refrattario, tranne che per il sottogruppo con tumore e deficit di riparazione del mismatch. Questo studio ha valutato l’associazione tra durvalumab, un anticorpo monoclonale che inibisce il legame del ligando della proteina PD-1 (PD-L1) al suo recettore, e tremelimumab, anticorpo monoclonale attivo nei confronti della proteina citotossica 4 associata ai linfociti T (CTLA-4). Dato che i due farmaci immunoterapici svolgono la loro azione in punti diversi della cascata del checkpoint, la loro associazione potrebbe avere un’attività additiva e/o sinergica (come è stato dimostrato anche da altri studi sulla combinazione del PD-1 inibitore nivolumab e il CTLA-4 inibitore ipilimumab).

I risultati principali dello studio
Nello studio sono stati arruolati 180 pazienti con tumore colon-rettale refrattario in fase avanzata in progressione nonostante un trattamento con altri chemioterapici standard, compresi gli inibitori di EGFR (recettore del fattore di crescita epidermico) utilizzati nei pazienti con tumore RAS wild type. Non era permessa alcuna terapia precedente con inibitori di PD-1/PD-L1 o di CTLA-4. I pazienti sono stati randomizzati in due gruppi: 1500 mg di durvalumab per via endovenosa al giorno 1 di un ciclo di 28 giorni più 75 mg di tremelimumab per via endovenosa al giorno 1 per i primi 4 cicli, in associazione alla migliore terapia di supporto, o solo terapia di supporto. L’endpoint primario era la sopravvivenza globale (OS), mentre quelli secondari erano la PFS, la percentuale di risposta globale (ORR) e la sicurezza/tossicità.

Dopo un follow-up mediano di 15,2 mesi, la OS era più prolungata nel gruppo trattato con la terapia di associazione: 6,6 mesi rispetto a 4,1 mesi nei pazienti trattati con la sola terapia di supporto (hazard ratio [HR], 0,72; p = 0.07). Il confronto tra i due gruppi in termini di PFS mediana non ha però evidenziato differenze significative (rispettivamente 1,8 mesi vs 1,9 mesi; HR, 1,01; p = 0.97)…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “L’associazione tra durvalumab e tremelimumab migliora l’efficacia della terapia nel trattamento del CRC refrattario”, PHARMASTAR

Tratto dahttps://www.pharmastar.it/news/oncoemato/lassociazione-tra-durvalumab-e-tremelimumab-migliora-lefficacia-della-terapia-nel-trattamento-del-crc-refrattario–28681