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Malattie rare – Sindrome mielodisplastica, mutazioni persistenti in campioni di midollo associate ad outcome sfavorevoli

I pazienti con sindrome mielodisplastica che presentavano mutazioni persistenti nei campioni di midollo osseo dopo il trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche sono apparsi a rischio aumentato di progressione della malattia in uno studio esplorativo pubblicato da poco sul New England Journal of Medicine

La sindrome mielodisplastica è il tumore mieloide più comune diagnosticato fra gli adulti negli Stati Uniti, e non solo.

Sebbene il trapianto allogenico permetta di guarire alcuni pazienti, accade spesso che dopo il trapianto la malattia progredisca e non è ancora molto chiaro quali siano i fattori molecolari predittivi della progressione.

Per indagare su questo tema, Eric J. Duncavage, della Washington University di St. Louis, e i suoi colleghi hanno valutato se la presenza di mutazioni legate alla sindrome mielodisplastica dopo il trapianto fosse correlata alla sopravvivenza libera da progressione (PFS) in 90 soggetti adulti.

I pazienti erano stati sottoposti a un trapianto allogenico dopo un regime di condizionamento mieloablativo o di intensità ridotta per la sindrome mielodisplastica presso la Washington University tra il 2002 e il 2015.

Duncavage e i colleghi hanno utilizzato un sequenziamento dell’esoma potenziato per rilevare le mutazioni presenti prima del trapianto e hanno poi valutato la clearance delle mutazioni nei campioni di midollo osseo ottenuti 30 giorni dopo il trapianto.

Le analisi hanno evidenziato la presenza di mutazioni somatiche convalidate nei campioni di midollo osseo di 86 pazienti (il 96%) prima del trapianto. Il 37% di questi pazienti presentava almeno una mutazione persistente – con una frequenza delle varianti alleliche massima di almeno lo 0,5% – 30 giorni dopo il trapianto.

Dopo il trapianto, 35 pazienti sono andati incontro a una progressione della malattia e il tempo mediano di compara della progressione è risultato di 141 giorni (intervallo: 27-1,308), i restanti 51 pazienti non erano in progressione dopo un follow-up mediano di 356 giorni (range: 45-2,786).

Le analisi univariate hanno mostrato che le variabili associate all’incidenza cumulativa della progressione comprendevano il punteggio del Revised International Prognostic Scoring System (P = 0,03), lo stato delle mutazioni di TP53 (P = 0,003) e il regime di condizionamento (P = 0,007). L’età al momento del trapianto (P = 0,03), il tipo di sindrome mielodisplastica (P = 0,03) e lo stato delle mutazioni di TP53 (P = 0,03) sono risultati associati alla PFS…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Sindrome mielodisplastica, mutazioni persistenti nel midollo associate ad outcome sfavorevoli”, PHARMASTAR

Tratto dahttps://www.pharmastar.it/news/oncoemato/sindrome-mielodisplastica-mutazioni-persistenti-nel-midollo-associate-ad-outcome-sfavorevoli-27813