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Cancro al polmone avanzato – Per quello squamoso, pembrolizumab più chemio possibile nuovo standard di prima linea

La combinazione del farmaco immunoterapico anti-PD-1 pembrolizumab con la chemioterapia di prima linea migliora in modo significativo sia la sopravvivenza sia la percentuale di risposta rispetto alla sola chemio nei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule metastatico, con istologia squamosa. Lo dimostrano i risultati ad interim dello studio multicentrico di fase 3 KEYNOTE-407, uno dei più interessanti sul tumore al polmone presentati quest’anno al congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), a Chicago

Il trial è il primo a dimostrare l’efficacia di un farmaco anti PD-1 in combinazione con la chemioterapia in questo gruppo di pazienti.

“KEYNOTE 407 è uno studio molto importante perché è stato condotto in pazienti con tumore al polmone non a piccole cellule in stadio avanzato e con istotipo squamoso. Questi pazienti sono meno numerosi rispetto a quelli con istologia non squamosa e rappresentano circa il 20% dei casi di tumore polmonare, ma sono anche pazienti per i quali ci sono state poche novità negli ultimi anni e in cui fino ad oggi si utilizzavano farmaci chemioterapici vecchi di più di 20 anni” ha spiegato a noi di Pharmastar Francesco Grossi, dell’IRCCS AOU San Martino-IST, di Genova.

Miglioramento della sopravvivenza sia globale sia libera da progressione
“Lo studio ha dato risultati estremamente positivi per entrambi gli endpoint primari, che erano la sopravvivenza globale e la sopravvivenza libera da progressione” ha aggiunto Grossi.
L’aggiunta di pembrolizumab alla chemioterapia con carboplatino più paclitaxel o nab-paclitaxel ha mostrato, infatti, di ridurre del 36% il rischio di decesso rispetto alla sola chemioterapia e la sopravvivenza globale (OS) mediana è risultata di 15,9 mesi nel gruppo trattato con la combinazione contro 11,3 mesi in quello trattato con la sola chemio (HR 0,64; IC al 95% 0,49-0,85; P = 0,0008).

Il beneficio di OS è stato osservato indipendentemente dal livello di espressione del biomarcatore PD-L1 (il ligando di PD-1 nel checkpoint immunitario PD-1/PD-L1), dal tipo di taxano della doppietta chemioterapica, dall’età, dal sesso e dal performance status ECOG del paziente.

Combinando l’anti-PD-1 con la chemio si è migliorata anche la sopravvivenza libera da progressione (PFS), la cui mediana è risultata di 6,4 mesi nel gruppo trattato con l’aggiunta di pembrolizumab contro 4,8 mesi in quello trattato con la sola chemioterapia, con una riduzione del 44% del rischio di progressione o decesso associata al trattamento con la combinazione (HR 0,56; IC al 95% 0,45-0,70; P < 0,0001).

Anche se il beneficio di PFS si è osservato per tutti i livelli di espressione di PD-L1, gli autori hanno trovato una correlazione tra aumento dell’espressione del biomarcatore e maggiore entità del beneficio.
“I dati suggeriscono che la combinazione pembrolizumab più carboplatino e paclitaxel o nab-paclitaxel dovrebbe diventare un nuovo standard di cura per il trattamento di prima linea del carcinoma metastatico non a piccole cellule squamoso, indipendentemente dall’espressione di PD-L1″ ha affermato l’autore principale dello studio, Luis Paz-Ares, dell’Ospedale Universitario 12 de Octubre di Madrid, presentando i dati…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Ca al polmone avanzato, pembrolizumab più chemio possibile nuovo standard di prima linea per il tipo squamoso. #ASCO2018”, PHARMASTAR

Tratto dahttps://www.pharmastar.it/news/oncoemato/ca-al-polmone-avanzato-pembrolizumab-pi-chemio-possibile-nuovo-standard-di-prima-linea-per-il-tipo-squamoso-asco2018-27167