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Crohn – Nuovi dati di efficacia di ‘ustekinumab’

Riduzione del rischio di ospedalizzazioni, interventi chirurgici e della necessità di trattamenti biologici alternativi rispetto al placebo. E’ quanto evidenziano i risultati biennali dello studio IM-UNITI su ustekinumab nella malattia di Crohn (CD) moderata-grave presentati alla Digestive Disease Week (DDW) a Washington

La malattia di Crohn è una condizione infiammatoria cronica del tratto gastrointestinale. È associato ad anomalie del sistema immunitario che sono innescate da predisposizione genetica, dieta o altri fattori ambientali. I sintomi variano, ma possono includere dolore addominale, diarrea frequente, sanguinamento rettale, perdita di peso e febbre.
Il ricovero ospedaliero rappresenta il 50-80% dei costi sanitari associati alle malattie infiammatorie dell’intestino (Crohn e colite ulcerosa) e circa il 40-60% di questi costi ospedalieri può essere attribuito alla chirurgia.

I pazienti con CD possono richiedere un intervento chirurgico a causa del danno che la malattia causa all’intestino, presentandosi come ulcere, cicatrici, restringimento del tratto gastrointestinale (GI) (stenosi) e fistole.
Ustekinumab è stato approvato per il trattamento della malattia di Crohn, della psoriasi a placche e dell’artrite psoriasica. Il farmaco genera circa 4 miliardi di vendite annuali e recentemente ha registrato una crescita delle vendite del 28,9%.

IM-UNITI è uno studio in parallelo di gruppo III, multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo per valutare l’efficacia e la sicurezza di ustekinumab come terapia di mantenimento negli adulti con malattia di Crohn da moderata a grave.
I pazienti che hanno risposto a una singola dose IV del farmaco negli studi di induzione UNITI-1 o UNITI-2 sono stati suddivisi in modo casuale per ricevere 90 mg di terapia sostitutiva ogni 8 (q8w) o 12 settimane (q12w) o placebo.

I pazienti che hanno avuto perdita di risposta tra le otto e le 32 settimane hanno ricevuto una dose di aggiustamento a 90 mg, q8w. Tutti i pazienti che hanno raggiunto la settimana 44 erano idonei a entrare nel programma di prolungamento a lungo termine, continuando il loro attuale regime fino alla settimana 92. Lo studio prevede che i pazienti continuino il trattamento fino alla settimana 252.
I dati biennali hanno mostrato che 90 mg di Stelara ogni 8 e 12 settimane possono ridurre il rischio di ospedalizzazioni, interventi chirurgici e la necessità di trattamenti biologici alternativi rispetto al placebo…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Crohn moderato-grave, nuovi dati di efficacia di ustekinumab. #DDW2018”, PHARMASTAR

Tratto dahttps://www.pharmastar.it/news/gastro/crohn-moderato-grave-nuovi-dati-di-efficacia-di-ustekinumab-ddw2018–26991