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Tumore – La sua trasformazione continua che gli consente di sfuggire alle terapie

Un meeting tenutosi con i maggior esperti internazionali all’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena si è concentrato sull’eterogeneità tumorale, la principale sfida per giungere a una vera guarigione dal cancro. Ciliberto: “Quando i tumori metastatici sono colpiti da farmaci a bersaglio molecolare quasi sempre emerge un sottoinsieme di cellule insensibili alla terapia. Di conseguenza, nella maggior parte dei casi, le terapie mirate sono solo transitoriamente efficaci nei pazienti”

“La progressione tumorale è dovuta ad un processo di continua selezione delle alterazioni genetiche (ad esempio mutazioni) che conferiscono alla cellula un vantaggio evolutivo. Questa selezione finisce con il generare sottopopolazioni di cellule tumorali con diversi tratti di malignità, condizione definita come eterogeneità tumorale”.
È così che il direttore generale dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena Francesco Ripa di Meana ha introdotto il workshop internazionale “Tumor evolution and heterogeneity of the cancer genome: challenges and opportunities for precision medicine” tenutosi il 22 e 23 marzo al Reginal Elena.

L’evento scientifico, che ha riunito alcuni dei maggiori esperti mondiali in oncologia sperimentale e clinica, è stato promosso da Gennaro Ciliberto, direttore scientifico IRE e si colloca ad un anno di attività dal rinnovo del vertice aziendale IFO.

“Il tema affrontato nel workshop conferma la vocazione degli Istituti ad essere precursori in tema di innovazione in oncologia e ad essere uno snodo essenziale nell’attività scientifica della Capitale d’Italia, all’interno di una squadra impegnata a livello locale, nazionale ed internazionale per lo sviluppo di nuove conoscenze e competenze nella lotta ai tumori”,  ha detto Ripa di Meana.

“La nostra capacità di attaccare e sconfiggere la cellula tumorale – spiega Gennaro Ciliberto – è notevolmente aumentata grazie alla caratterizzazione del genoma delle cellule tumorali. La medicina di precisione usa approcci terapeutici capaci di eradicare la neoplasia colpendone le cause specifiche, interferendo, cioè, con la funzione delle proteine codificate da questi geni mutati. Tuttavia quando i tumori metastatici sono colpiti da farmaci a bersaglio molecolare quasi sempre emerge un sottoinsieme di cellule insensibili alla terapia. Di conseguenza, nella maggior parte dei casi, le terapie mirate sono solo transitoriamente efficaci nei pazienti”.

“Nei nostri studi – spiega Alberto Bardelli,  direttore del Laboratorio di Oncologia Molecolare dell’Istituto per la Ricerca e la Cura del Cancro di Candiolo (Torino) – abbiamo usato il cancro colorettale (CRC) come sistema modello per dimostrare che per  superare la possibilità di una recidiva dopo un trattamento con cure personalizzate è importante monitorare l’evoluzione clonale del tumore in tempo reale nel sangue dei pazienti. Le biopsie liquide sono utili per intercettare cloni di cellule resistenti prima che le ricadute siano clinicamente evidenti. Un altro approccio è quello di potenziare la capacità del sistema immunitario di riconoscere le cellule resistenti ai farmaci. A questo proposito, recenti studi indicano che l’inattivazione della riparazione del DNA innesca la generazione di neo-antigeni, migliora la sorveglianza immunitaria e porta a risposte terapeutiche prolungate”…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “La trasformazione continua del tumore che gli consente di sfuggire alle terapie. Un workshop al Regina Elena”, Quotidiano sanità

Tratto dahttp://www.quotidianosanita.it/lazio/articolo.php?articolo_id=60210