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Anestesia – Associata a declino cognitivo anche nei soggetti adulti di 50-60 anni

I risultati di uno studio pubblicato su Anestesia hanno mostrato come dopo un intervento chirurgico si riducano la performance della memoria recente e le funzioni cognitive in generale, anche in pazienti relativamente giovani. Importante sarebbe anche il numero e la lunghezza degli interventi chirurgici

(Reuters Health) – E’ noto che praticare un’anestesia su un paziente anziano può indurre declino cognitivo, ma una ricerca pubblicata su Anestesia dimostra che l’effetto negativo avverrebbe anche in pazienti più giovani. Stando ai dati del Registro del Wisconsin per la prevenzione del morbo di Alzheimer (WRAP), la memoria e le prestazioni cognitive risulterebbero compromesse in seguito a interventi chirurgici e anestesia nei soggetti adulti di 50-60 anni.

Lo studio
Per indagare sulla questione, Kirk J. Hogan e colleghi della University of Wisconsin-Madison School of Medicine e Public Health, hanno utilizzato i dati, contenuti nel registro, di 964 pazienti di mezza età senza problemi cognitivi, 212 dei quali sottoposti a intervento chirurgico nei cinque anni precedenti la prima valutazione cognitiva, e 130 che erano stati sottoposti a un intervento chirurgico durante i quattro anni successivi alla prima valutazione, quando è stata effettuata una seconda valutazione cognitiva.

I risultati
La chirurgia tra la prima e la seconda valutazione è stata associata a una significativa diminuzione della memoria recente, senza interazioni con lo stato di Apoe epsilon4 o altri fattori di rischio ereditabili.
I punteggi ridotti della memoria recente erano significativamente associati al numero di operazioni subite nei nove anni precedenti per i 130 partecipanti che erano stati operati tra la prima e la seconda visita e il declino della memoria di lavoro era associato a operazioni cumulative più lunghe e con un migliore stato fisico.
..”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Anestesia associata a declino cognitivo anche nei 50enni”, Quotidiano sanità

Tratto dahttp://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=60209