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Alzheimer – Problemi di memoria campanello d’allarme

A cura del prof. Stefano Cappa Ordinario di Neurologia, Scuola Universitaria Superiore di Pavia. “I dati attualmente disponibili parlano di circa 500.000 persone con demenza di Alzheimer in Italia, e di una popolazione di più di 700.000 soggetti ‘a rischio’, in quanto affetti da problemi di memoria che possono rappresentare una fase iniziale della malattia”

Milano – I recenti annunci da parte di importanti case farmaceutiche di fallimenti, o addirittura sospensioni, della ricerca nel campo delle terapie per la malattia di Alzheimer ha destato preoccupazione in una opinione pubblica sempre più consapevole riguardo all’impatto medico, ma anche economico e sociale di questa patologia.

È infatti ormai conoscenza comune che l’invecchiamento della popolazione, legato all’aumento dell’attesa di vita che coinvolge anche i Paesi in via di sviluppo, porta con sé inevitabilmente un incremento delle malattie legate all’età, tra cui un posto centrale hanno le patologie degenerative del sistema nervoso.

I dati attualmente disponibili parlano di circa 500.000 persone con demenza di Alzheimer in Italia, e di una popolazione di più di 700.000 soggetti ‘a rischio’, in quanto affetti da problemi di memoria che possono rappresentare una fase iniziale della malattia.

In realtà i progressi nella comprensione dei meccanismi di malattia, nello sviluppo di metodi diagnostici e nella individuazione di possibili fattori di prevenzione sono continui, e la ricerca neurologica italiana ha un ruolo da protagonista.

Alcuni risultati recenti: la scoperta che nei soggetti che presentano un accumulo cerebrale della proteina beta-amiloide, un importante marcatore biologico della malattia, presentano uno sbilanciamento della flora batterica intestinale, con aumento dei ceppi pro-infiammatori e diminuzione dei ceppi batterici ad azione anti-infiammatoria; lo sviluppo di un metodo non invasivo e poco costoso, basato sulla stimolazione magnetica, per distinguere i pazienti affetti da Alzheimer da quelli colpiti da un’altra malattia neurodegenerativa, la demenza fronto-temporale; l’individuazione di un potenziale effetto protettivo del bilinguismo sulla evoluzione della malattia di Alzheimer. In tutte e tre questi studi, pubblicati su riviste internazionali molto importanti, fondamentale è stato il ruolo di giovani ricercatori non strutturati o all’inizio della carriera.

A livello internazionale, due scoperte sono molto importanti per il potenziale impatto sulla diagnosi e sullo sviluppo di nuove terapie. Da un lato, una scoperta di base, ovvero la delucidazione della precisa struttura atomica di un’altra proteina la cui deposizione a livello cerebrale, accanto a quella dell’amiloide, è il principale marcatore della malattia, ovvero la tau fosforilata…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Alzheimer, problemi di memoria campanello d’allarme. Il punto della ricerca sulle procedure diagnostiche”, insalute news

Tratto dahttps://www.insalutenews.it/in-salute/alzheimer-problemi-di-memoria-campanello-dallarme-il-punto-della-ricerca-sulle-procedure-diagnostiche/