Il Comitato I Malati Invisibili è presente e attivo nel territorio nazionale da aprile 2014.

(+39) 000 0000 000

info@imalatiinvisibili.it
Via Monte Suello 1/12a – 16129 Genova (IT)

Salva

Articoli recenti

CF 95173870106

info@imalatiinvisibili.it

Via Monte Suello 1/12A

16129 Genova (IT)

Fibrillazione atriale (AF) – Rischio di eventi cardiaci e cerebrovascolari se vi è interruzione alla terapia anticoagulante

L’interruzione di un farmaco anticoagulante orale risulta frequente nei pazienti con fibrillazione atriale (AF) ed è associata a un rischio sostanziale di eventi cardiaci e cerebrovascolari maggiori nei 30 giorni seguenti. Tale rischio risulta particolarmente alto nei pazienti che hanno interrotto il trattamento a causa di un evento avverso. È quanto riporta un’analisi pubblicata online su “International Journal of Cardiology”. Secondo gli autori, questi pazienti meritano un attento monitoraggio e la ripresa della terapia anticoagulante non appena è sicuro farlo

«I pazienti con fibrillazione atriale (AF) che interrompono la terapia anticoagulante sono ad alto rischio di tromboembolia e morte» premettono gli autori, guidati da Robert P. Giugliano, TIMI Study Group, Division of Cardiovascular Medicine, Brigham and Women’s Hospital, Harvard Medical School, Boston, che hanno basato la propria analisi sui dati dello studio ENGAGE AF-TIMI 48.

«Gli anticoagulanti orali antagonisti della vitamina K (NOACs) sono stati sviluppati per la prevenzione dell’ictus ischemico e di altri eventi embolici sistemici (SEE) per superare alcune limitazioni del warfarin» ricordano. «Tra questi la necessità di monitoraggio frequente, valori labili dell’INR, aggiustamenti della dose, interazioni con gli alimenti e farmacologiche, lenti inizio e scomparsa dell’azione e aumentato rischio di sanguinamento intracranico» precisano.

Lo studio di confronto randomizzato di edoxaban vs warfarin ENGAGE AF-TIMI 48 (Effective Anticoagulation with Factor Xa Next Generation in Atrial Fibrillation–Thrombolysis in Myocardial Infarction 48) ha dimostrato la non inferiorità di edoxaban, un inibitore diretto del fattore Xa, rispetto al warfarin gestito in modo ottimale nella prevenzione dell’ictus/SEE in pazienti con AF a rischio medio-alto.

«In questa analisi dell’ENGAGE AF-TIMI 48, abbiamo caratterizzato pazienti che hanno interrotto il farmaco in studio, esaminato le ragioni dell’interruzione, il rischio tromboembolico associato all’interruzione del farmaco in studio e confrontato i risultati dopo l’interruzione di edoxaban e warfarin» riprendono Giugliano e colleghi.

Analisi basata sullo studio ENGAGE AF-TIMI 48
Sono stati identificati i pazienti arruolati nello studio ENGAGE AF-TIMI 48 che hanno interrotto lo studio anticoagulante per più di 3 giorni i. Gli eventi clinici (ictus ischemico/embolia sistemica, eventi cardiaci e cerebrovascolari principali [MACCE]) sono stati analizzati dal giorno 4 dopo l’interruzione fino al giorno 34 o alla ripresa del farmaco in studio…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Terapia anticoagulante in pazienti con AF, rischio di eventi cardiaci e cerebrovascolari se vi è interruzione”, PHARMASTAR

Tratto dahttps://www.pharmastar.it/news/cardio/terapia-anticoagulante-in-pazienti-con-af-rischio-di-eventi-cardiaci-e-cerebrovascolari-se-vi-interruzione-25970