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Artrite reumatoide – Identificati valori che fanno capire futura risposta a ‘etanercept’

Età più giovane, valori ridotti al basale di BMI e HAQ, ridotta attività di malattia: queste le caratteristiche dei pazienti con artrite reumatoide (AR) che, stando ad un’analisi post-hoc dei risultati dello studio PRESERVE, pubblicata su Arthritis Research & Therapy, sarebbero in grado di raggiungere con maggiori probabilità di successo, la remissione di malattia dopo trattamento combinato a base di etanercept e terapia di induzione con MTX. Al contempo, i pazienti che non raggiungono l’obiettivo della remissione sostenuta con la terapia di induzione e quelli con attività di malattia e outcome riferiti dai pazienti peggiori subito dopo l’inizio della terapia di mantenimento con regime a dose piena o ridotta di etanercept-MTX o con monoterapia con MTX sono quelli maggiormente candidati a perdere la remissione di malattia in tutti i casi di trattamento citati

Le indicazioni emerse in tale studio, pertanto, potrebbero essere di aiuto nel guidare le decisioni terapeutiche relative all’utilizzo di etanercept e MTX in pazienti con AR.

L’importanza del conseguimento della remissione clinica e del suo mantenimento
La remissione clinica rappresenta un target di trattamento critico in tutti i pazienti con AR, indipendentemente dal loro livello di attività di malattia.

“Nella pratica clinica – ricordano gli autori nell’introduzione allo studio – un’ampia parte di pazienti è affetta da AR moderatamente attiva, associata ad un rischio elevato di distruzione articolare e di disabilità funzionale”.

“Per quanto – continuano i ricercatori -il trattamento con farmaci biologici (come gli inibitori di TNF-alfa) si sia rivelato efficace nell’indurre e mantenere la remissione in pazienti con AR, non sono stati ancora ben studiati i fattori determinanti associati con l’induzione della remissione con i farmaci biologici, nonché quelli associati con il mantenimento della remissione dopo riduzione o abbandono di questo trattamento”.

La conoscenza di questi aspetti, invece, potrebbe avere ripercussioni positive sull’alleanza medico-paziente quandi si decide di adottare un piano di trattamento che limiti i costi e la sovraesposizione (non utile) a questi trattamenti.

Cosa aveva dimostrato lo studio PRESERVE?
Il trial PRESERVE, pubblicato nel 2013, era uno studio di induzione/mantenimento, che aveva preso in considerazione pazienti adulti con AR moderatamente attiva (DAS28>3,2 e <5,1 al basale). Tutti i pazienti reclutati nella fase iniziale in aperto del trial, erano stati sottoposti a trattamento settimanale per 36 settimane con etanercept 50 mg in aggiunta a MTX…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Artrite reumatoide, identificati predittori risposta ad etanercept”, PHARMASTAR

Tratto dahttps://www.pharmastar.it/news/orto-reuma/artrite-reumatoide-identificati-predittori-risposta-ad-etanercept-25867