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Sclerosi multipla recidivante-remittente: con rituximab, calano le interruzioni di terapia iniziale

Mancavano studi comparativi ‘real-world’ sull’efficacia delle scelte iniziali di trattamenti modificanti la malattia (DMT) per la sclerosi multipla recidivante-remittente (RRSM) inclusive di rituximab. A colmare la lacuna giunge uno studio svedese di coorte retrospettivo – pubblicato su “JAMA Neurology” – i cui risultati nel complesso suggeriscono che l’anticorpo monoclonale anti-CD20 ha prestazioni migliori rispetto ad altri DMT comunemente usati in pazienti con RRSM di nuova diagnosi

«Il panorama del trattamento degli SM è cambiato notevolmente negli ultimi anni con l’aggiunta di numerosi nuovi DMT» premettono gli autori, coordinati da Frederik Pehl, del Dipartimento di Neurologia dell’Ospedale Universitario Karolinska di Stoccolma. «Ciò offre migliori opportunità di trattamento personalizzato, ma la conoscenza dettagliata su come adattare la terapia in pratica è ancora ampiamente carente».

In particolare «è difficile estrapolare accuratamente la sopravvivenza del farmaco e le ragioni cambiare una terapia (switch) sulla base di dati provenienti da studi clinici randomizzati, con popolazioni selezionate di pazienti e che sono valutate per periodi di tempo limitati».

Utili dati dai diversi approcci usati a Stoccolma e nella contea di Västerbotten
In ogni caso, proseguono Pehl e colleghi, i dati provenienti da popolazioni del mondo reale indicano una scarsa ‘sopravvivenza ai farmaci’ (cioè la proporzione di pazienti che persistono su un agente terapeutico) per le tradizionali opzioni di prima scelta (per esempio l’interferone beta e il glatiramer acetato –definiti come DMT iniettabili combinati), con meno della metà dei pazienti che rimangono in terapia dopo 2 anni.

«Studi simili sono stati condotti per terapie altamente efficaci, includendo fingolimod, natalizumab e alemtuzumab. Al contrario, gli studi su DMT orali più recenti (come il dimetilfumarato e la teriflunomide) sono ancora rari» osservano.

È probabile che gli agenti anti-CD20 di deplezione delle cellule B diventino un’opzione di trattamento aggiuntiva per la RRSM e anche per la SM progressiva primaria, affermano i ricercatori. «La classe anti-CD20» ricordano «comprende rituximab (RTX) (immunoglobulina G1, chimerica murina), ocrelizumab (immunoglobulina G1, umanizzata) e ofatumumab (immunoglobulina G1, completamente umanizzata)»…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “SM recidivante-remittente, tassi di interruzione di terapia iniziale inferiori con rituximab rispetto ai DMT”, PHARMASTAR

Tratto dahttps://www.pharmastar.it/news/neuro/sm-recidivante-remittente-tassi-di-interruzione-di-terapia-iniziale-inferiori-con-rituximab-rispetto-ai-dmt–25722