Il Comitato I Malati Invisibili è presente e attivo nel territorio nazionale da aprile 2014.

(+39) 000 0000 000

info@imalatiinvisibili.it
Via Monte Suello 1/12a – 16129 Genova (IT)

Salva

Articoli recenti

CF 95173870106

info@imalatiinvisibili.it

Via Monte Suello 1/12A

16129 Genova (IT)

Epatite C – I nuovi antivirali ad azione diretta (DAA) riducono di oltre il 70% il rischio di epatocarcinoma

Eliminare il virus dell’epatite C si traduce nella massiccia riduzione del rischio di carcinoma epatico. E’ quanto emerge da uno studio presentato al Liver Meeting dell’AASLD che si è tenuto la scorsa settimana a Washington. Lo studio evidenzia che le persone che hanno ottenuto una risposta prolungata al trattamento contro l’epatite C hanno ridotto il rischio di carcinoma epatocellulare (HCC) di circa il 70%, indipendentemente dal fatto che siano stati trattati con i nuovi antivirali ad azione diretta (DAA) o con una terapia a base di interferone

Durante gli anni o decenni, l’infezione da virus dell’epatite C cronica (HCV) può portare a gravi malattie epatiche, tra cui la cirrosi e il carcinoma epatocellulare (HCC), un tipo di tumore epatico primario.

Gli ultimi congressi e studi avevano riportato a galla il dubbio sulla pericolosità dei nuovi antivirali ad azione diretta poiché apparentemente era stato osservato un aumento del rischio di cancro del fegato. Come ha sottolineato Norah Terrault dell’Università della California a San Francisco, moderatrice della conferenza stampa in cui sono stati presentati questi risultati, i dati degli studi recenti si riferiscono a soggetti con malattie epatica avanzata che oggi possono essere trattati con i nuovi DAA.

Il trattamento con interferone è noto per ridurre il rischio di progressione della malattia epatica e del cancro del fegato, e gli esperti si aspettavano che lo stesso si verificasse con i DAA più efficaci.
Tuttavia, al Congresso Internazionale sul Fegato, EASL 2016, ricercatori italiani avevano riportato i primi dati che suggerivano che le persone con risposta virologica sostenuta (SVR) dopo terapia con DAA avevano RNA per l’HCV non rilevabile a 12 o 24 settimane dopo la conclusione del trattamento ma potevano essere a maggior rischio di cancro al fegato, anche se questo era limitato alla recidiva di cancro in persone che avevano già avuto HCC.

Al contrario, un altro studio presentato all’EASL 2016 ha evidenziato che il trattamento con DAA non sarebbe legato a un rischio HCC elevato in una coorte italiana.
Inoltre, una revisione sistematica e metanalisi di più di 40 studi presentati all’EASL 2017 ha dimostrato che le persone trattate con DAA non sembrano avere un rischio maggiore di sviluppare cancro al fegato rispetto a quelli trattati con interferone.

In questo nuovo studio, George Ioannou dell’Università di Washington e colleghi hanno esaminato l’effetto dell’eliminazione dell’HCV sull’incidenza di HCC nell’era interferonica e dei DAA considerando i dati del database americano del Veterans Affairs (VA). I ricercatori hanno esaminato solo i nuovi casi di cancro al fegato, non la recidiva di HCC.

Il VA è il più grande sistema sanitario integrato che fornisce assistenza agli epatite C negli Stati Uniti. È passato da circa 174.000 pazienti con HCV nel 2013 a meno di 60.000 nel 2017 grazie all’avvento dei DAA. Le persone generalmente rimangono all’interno del sistema, quindi è possibile monitorare quelli che ricevono il trattamento antivirale nei molti anni necessari per sviluppare il cancro al fegato, che non può essere valutato nei brevi trial clinici randomizzati che hanno sostenuto l’approvazione del DAA…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Epatite C, i DAA riducono di oltre il 70% il rischio di epatocarcinoma”, PHARMASTAR

Tratto dahttps://www.pharmastar.it/news/gastro/epatite-c-i-daa-riducono-di-oltre-il-70-il-rischio-di-epatocarcinoma–25162