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Hiv resistente a farmaci antiretrovirali – Nuove speranze con anticorpo ibalizumab

Ibalizumab, anticorpo monoclonale progettato e utilizzato per il trattamento dell’infezione da HIV nei pazienti che hanno sviluppato una grave resistenza ai farmaci, mantiene una soppressione virale a lungo termine proteggendo i soggetti sottoposti al trattamento. Lo affermano gli autori di un trial di fase III presenttao al congressi IDWeek di San Francisco che hanno studiato il farmaco fino a 48 settimane

Attualmente, le linee guida per il trattamento dell’infezione da HIV nell’adulto raccomandano l’utilizzo di tre farmaci antiretrovirali da somministrare in combinazione per sopprimere la replicazione del virus. Tuttavia, una parte dei pazienti ha l’HIV mutato rendendo il loro virus multi-resistente ai farmaci.

Coloro che si trovano in questa situazione non possono adottare un regime soppressivo dell’HIV praticabile con gli ARV attualmente approvati e disponibili in commercio.

In questi pazienti nuove speranze arrivano da ibalizumab, anticorpo monoclonale progettato e utilizzato per il trattamento dell’infezione da HIV nei pazienti che hanno sviluppato una grave resistenza ai farmaci, mantiene una soppressione virale a lungo termine proteggendo i soggetti sottoposti al trattamento. Lo affermano gli autori di un trial di fase III presentato al congresso IDWeek di San Francisco che hanno studiato il farmaco fino a 48 settimane.

Il farmaco è un anticorpo monoclonale non immunosoppressivo che lega il CD4, il recettore primario dell’HIV, e inibisce il processo di ingresso virale nella cellula.

I dati ottenuti sono stati presentati in occasione della conferenza IDWeek 2017 da Brinda Emu, professoressa della Yale University a New Haven, Connecticut, che si è detta soddisfatta perché quasi il 90% dei pazienti trattati con ibalizumab ha scelto di continuare la sperimentazione dopo 24 settimane di trattamento e soprattutto perché “la soppressione virale è rimasta costante dalla 24a alla 48a settimana e non sono comparsi nuovi o inaspettati problemi relativi alla sicurezza del ttrattamento”.

Ibalizumab dovrebbe essere approvato nel mese di gennaio del 2018 per i pazienti con limitate opzioni di trattamento. Ha una modalità d’azione completamente nuova, quindi la maggior parte dei pazienti dovrebbe rispondere quando lo usano con almeno un altro agente attivo. È diverso dall’inibitore d’ingresso maraviroc in quanto blocca il recettore CD4 sulle cellule T piuttosto che bloccare il co-recettore CCR5. Ciò significa che potrebbe essere efficace contro i virus che utilizzano il CCR5 o il co-recettore CXCR4. Si tratta di un anticorpo monoclonale geneticamente ingegnerizzato somministrato per via endovenosa ogni due settimane.

Ibalizumab promette bene per i pazienti multiresistenti
Precedentemente noto come TNX-355, ibalizumab è in sviluppo da più di dieci anni.  Il farmaco agisce a livello di una proteina sulle cellule umane anziché attaccare direttamente l’HIV. Infatti sembra si leghi al recettore CD4 posto sulla superficie delle cellule T, impedendo il legame tra il virus e le proteine di superficie ed evitando così all’HIV di replicarsi all’interno della cellula ospite.

Lo studio di fase III ha arruolato 40 pazienti affetti da HIV con precedenti regimi antiretrovirali falliti; la maggior parte dei partecipanti (85%) erano uomini, l’età media era di 53 anni e convivevano da più di 20 anni con l’HIV. Un terzo dei pazienti era resistente a quattro o più classi di antiretrovirali e il 15% era resistente a tutte le classi..”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Cosa fare quando l’Hiv diventa resistente ai farmaci antiretrovirali? Nuove speranze con l’anticorpo ibalizumab”, PHARMASTAR

Tratto dahttps://www.pharmastar.it/news/altri-studi/cosa-fare-quando-lhiv-diventa-resistente-ai-farmaci-antiretrovirali-nuove-speranze-con-lanticorpo-ibalizumab-25104