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Cardiologia – 4 nuove linee guida

Sono state presentate al congresso annuale della Società Europea di Cardiologia appena concluso a Barcellona. Le 4 nuove linee guida riguardano: la doppia terapia anti-aggregante nelle patologie coronariche (chairman della Task Force di queste linee guida l’italiano Marco Valgimigli); l’infarto del miocardio con elevazione del tratto ST (chairman lo svedese Stefan James); la diagnosi e il trattamento delle arteriopatie periferiche (chairmen Victor Aboyans per l’ESC e Jean-Baptiste Ricco per l’ESVS); e la gestione delle valvulopatie (chairmen Helmut Baumgartner perl’ESC e Volkmar Falk per l’EACTS)

Linee guida sulla doppia terapia antiaggregante (DAPT) nelle coronaropatie. La doppia terapia antiaggregante resta argomento controverso intorno al quale – ricorda l’italiano Marco Valgimigli – negli ultimi anni sono state generate molte evidenze contrastanti. Questo ha portato una certa confusione nella comunità scientifica soprattutto per quanto riguarda la durata ottimale della doppia terapia antiaggregante (DAPT) dopo il posizionamento di  stent coronarici.

Per mettere ordine in questa materia le nuove linee guida si sono focalizzate sulla DAPT in una serie di contesti: angioplastica, cardiochirurgia, pazienti con sindrome coronarica acuta gestita con terapia medica, pazienti nei quali è indicata terapia anticoagulante e nella chirurgia non cardiaca in elezione. Sono state considerate inoltre popolazioni particolari, quali le donne, i soggetti con diabete e i pazienti che presentano sanguinamenti nel corso del trattamento.

In generale, il documento raccomanda di utilizzare dei modelli predittivi per stimare il rischio di sanguinamento da DAPT e auspica un approccio su misura basato sul rischio ischemico, rispetto al rischio di sanguinamento.

Il punto più controverso è quando sia necessario prolungare il trattamento con DAPT oltre i 12 mesi nei soggetti con sindrome coronarica acuta sottoposti ad angioplastica. “Il messaggio più nuovo è importante a questo riguardo –commenta Valgimigli – è che il DAPT è un regime fatto per trattare il paziente e non lo stent impiantato in precedenza; la comunità scientifica dovrebbe adattarsi a questo nuovo paradigma di trattamento”.

Le linee guida raccomandato nei soggetti con sindrome coronarica acuta un trattamento standard con DAPT di 12 mesi, a prescindere dalla strategia di rivascolarizzazione adottata (medica, angioplastica, bypass aorto-coronarici). Nei soggetti ad elevato rischio di sanguinamento, si può prendere in considerazione un trattamento ‘breve’ di 6 mesi; mentre nei soggetti che hanno ben tollerato la DAPT senza complicanze emorragiche si può anche pensare di estendere il trattamento oltre i 12 mesi.
L’aggiunta della DAPT alla terapia anticoagulante aumenta il rischio di complicanze emorragiche di 2-3 volte; per questo tale strategia di trattamento va ponderata con grande attenzione e riservata ai pazienti con una forte indicazione all’anticoagulante, quali i soggetti con fibrillazione atriale, quelli con valvole meccaniche o con storia recente di trombosi venosa profonda o embolia polmonare. La durata della triplice terapia (DAPT + anticoagulante) non dovrebbe comunque superare i 6 mesi…”

Per continuare a leggere la news originale:

Fonte: “Cardiologia. Dal Congresso Esc 4 nuove linee guida”, Quotidiano sanità

Tratto dahttp://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=53327